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"Dall'illusione alla delusione". La fine della Raggi, ex pupilla di Grillo

Dai rom ai migranti passando per la sicurezza, i servizi e le strade. Ecco tutti i fallimenti del sindaco di Roma

"Dall'illusione alla delusione". La fine della Raggi, ex pupilla di Grillo

Scandali, arresti e promesse non mantenute. Il sonetto“Virgi, Roma nun te merita” pubblicato sul blog di Beppe Grillo pone fine a quattro anni di mal governo della Capitale, certificati anche dal penultimo posto ottenuto dalla Raggi nella classifica del Sole24ore sul gradimento dei sindaci.

“Il vento sta cambiando, signori”, aveva ripetuto la candidata del M5S, Virginia Raggi, il 6 giugno del 2016, all’indomani del voto del primo turno delle amministrative che la videro avanti di 9 punti sul candidato del Pd, Roberto Giachetti. La Raggi, dopo due settimane, divenne il primo sindaco donna della Capitale con oltre il 67% dei consensi. I romani, che uscivano dall’esperienza fallimentare della giunta di Ignazio Marino, le tributarono un vero e proprio plebiscito nella speranza che, al grido di “onestà, onestà” facesse dimenticare l’inchiesta Mafia Capitale, divenuta poi ‘Mondo di mezzo’. Oggi, a distanza di quattro anni, è evidente a tutti che la ventata di onestà, trasparenza ed efficienza non è mai arrivata. “Quello che emerge con forza dal sondaggio del Sole24ore è la rottura di un’illusione e la grande distanza tra le formidabili aspettative iniziali e la realtà”, spiega a ilGiornale.it il sociologo della Comunicazione, Massimiliano Panarari. E aggiunge: “Oggi, al termine di questa parabola nata come incendiaria e finita con grandi delusioni, noi misuriamo la fine di ogni spinta propulsiva del grillismo e la dimensione puramente narrativa di quest’idea di cambiamento che portava con sé”. Panarari, tra i motivi di delusione dell’elettorato romano che avevano visto nel grillismo l’ultima spiaggia per salvare la Capitale, individua il continuo cambio di assessori da parte della Raggi, un segno di debolezza che evidenzia come “il M5S non riesce neppure a livello locale a passare da partito di lotta a partito delle istituzioni”. Ma non solo. La contrarietà alle grandi opere, come le Olimpiadi, lo Stadio e le metropolitane, rispecchia “l’idea comunicativa del partito delle mani pulite che è un’idea fondante del Movimento”, sottolinea il sociologo.

Una contrarietà che trova riscontro nella scelta di mandare in liquidazione la società Roma Metropolitane accusata di essere un luogo di malaffare e una sorta di ufficio di raccomandati. “Noi abbiamo un solo indagato, ma nessun condannato”, ci dice Irene Simoncelli, sindacalista Uil della società che attacca i pentastellati: “Ipotizzare di risolvere i problemi di mobilità di una città di 4 milioni di abitanti e 1200 km quadrati con le piste ciclabili e i monopattini è impensabile visto e considerato che, solo per spostarsi da Roma Nord all’Eur in metro ci vogliono 30 minuti”. Simoncelli attacca i grillini che nel 2016 accusavano Roma Metropolitane di essere un “baraccone”, anche se aveva meno di 200 dipendenti e, nello stesso tempo, “continuavano a tutelare Atac per una questione meramente elettorale: i loro dipendenti sono 15mila e portano almeno 33mila voti”.

E, tra metro guaste e bus che prendono fuoco all’improvviso, solo chi vive e lavora a Roma sa che muoversi per la Capitale è una vera e propria impresa, mentre l’Atac rischia sempre di non poter mantenere fede al concordato e, quindi, di non poter pagare i creditori. Ma questo non è l’unico dei problemi. Sul fronte della raccolta dei rifiuti “non è ancora stato chiuso l’impianto di Rocca Cencia, nonostante la maggioranza lo abbia promesso più volte”, attacca Maurizio Politi, capogruppo della Lega in Campidoglio che, poi, aggiunge: “E non è nemmeno stato costruito alcun nuovo impianto, senza considerare che anche Malagrotta, nonostante quanto si dica da anni, non è mai stata chiusa”. La discarica non è più in funzione, mentre i Tmb sono ancora operanti e “ad oggi Malagrotta è ancora il maggior centro di conferimento dei rifiuti”, sottolinea Politi. Anche il piano di superamento dei campi nomadi si è rivelato un fallimento. “Abbiamo investito milioni di euro, ma, a parte il Camping River, nessun campo rom è stato chiuso”, attacca Politi che su Castel Romano chiarisce: “Non è stato chiuso, ma l’hanno solo posto sotto sequestro. Stanno solo sgomberando una parte, ma per il superamento del campo ci vorranno almeno quattro anni”.

Negli ultimi tempi, invece, sta riaffiorando il problema della gestione dei migranti, soprattutto ora che la crisi incombe. “È sempre più critica dal punto di vista economico la situazione delle strutture turistiche di Roma a causa di una approssimativa gestione dell’emergenza coronavirus da parte della giunta Raggi che ha abbandonato al loro destino le partite iva e gli esercenti che, dopo il lockdown, non hanno riaperto”, attacca Francesco Figliomeni, consigliere di Fratelli d’Italia e vicepresidente dell’Assemblea Capitolina. “Ma, quel che è peggio è che la sindaca ha consentito l’arrivo di tantissimi migranti e bengalesi contagiati, mettendo così a rischio la salute dei cittadini che in questi mesi sono stati ligi alle regole rispettando le prescrizioni impartite dalle Autorità”, denuncia l’esponente di FdI.

Un quadro allarmante di cui, col passare dei mesi, ha preso consapevolezza anche chi si è esposto in prima persona, candidandosi tra le fila dei grillini, credendo fermamente agli ideali che professavano. “Essere eletta col M5S è stata una grande emozione perché credevo veramente nei valori di cui si faceva portavoce il Movimento tanto da decidere di dare un mio supporto personale”, racconta Rita Angelini, consigliera nel XIV Municipio, oggi passata con la Lega. “Il motto ‘Uno vale uno’ è stata la prima promessa che è stata infranta, i cittadini non venivano mai ascoltati”, dice l’ex grillina prima di prendere di mira un altro principio fondante del M5S: “l'HONESTÀ”. “Visti i processi in corso mi viene da consigliare alla Raggi prudenza e sino alla conclusione dei giudizi in tribunale, di sospendere il consunto ritornello delle mangiatoie del passato e della lotta alla corruzione per il ritorno della legalità. Nessuno può prevedere cosa decideranno i giudici”, osserva la Angelini.

Già in passato, quando fu arrestato Raffaele Marra sembrava che la Raggi fosse sul punto di dimettersi “ma Grillo si oppose perché non voleva perdere Roma così presto. Ora, invece, - ci rivela un’autorevole fonte del M5S – ha cantato il de profundis per la Raggi perché Grillo intende sostenere solo chi vuole l’alleanza col Pd”. Un’interpretazione confermata anche dal sociologo Panarari che spiega: “Grillo, col sonetto di Ferrari, sempre in maniera ambigua e ambivalente, chiude l’esperienza della Raggi. Il comico genovese si presenta ancora una volta come un oracolo che gioca rispetto alle interpretazioni, mantenendosi un margine di ambiguità che gli serve per sconfessare quanto aveva detto prima”. Il ben servito alla Raggi “servirà ad aprire alla possibilità di un’all’alleanza col PD, che è un’idea maggioritaria sia dentro i democratici sia dentro il Movimento, ad eccezione di Luigi Di Maio e Casaleggio jr”.

A gioire dell’uscita della Raggi saranno la senatrice Paola Taverna e la consigliera regionale Roberta Lombardi, mentre Alessandro Di Battista è ancora l’unico a sostenere ‘Virgì’, perché probabilmente ha paura di ricevere l’offerta a candidarsi in Campidoglio.

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