Cronaca locale

Ristorante russo cambia insegna dopo le minacce al titolare

L’uomo, che gestisce il locale da 13 anni con la moglie, preferisce restare anonimo per paura di ritorsioni

Ristorante russo cambia insegna dopo le minacce al titolare

Un ristorante russo conosciuto a Roma per il suo menù variegato e particolare, si è visto costretto a cambiare insegna. Il proprietario del locale ha infatti deciso, per motivi di sicurezza, di modificare quel nome che ricorda un po' troppo la Russia, nazione non proprio ben vista in questo momento. A scomparire sono state anche le diverse bandiere che ne caratterizzavano l’ingresso, e che facevano volare con la mente verso Paesi dell’Est Europa.

Ha perso i clienti in poco tempo

Il titolare del ristorante ha raccontato all’Adnkronos che ha "iniziato a ricevere telefonate di minaccia e molti clienti italiani hanno cominciato a boicottare il ristorante. Mi sono reso conto che il clima stava diventando insostenibile. Gestisco questo ristorante con mia moglie da 13 anni, e ho visto il mio lavoro e la mia fatica vanificarsi in un attimo”. Eppure, in quel ristorante le culture di diversi Paesi, così come i dipendenti dell’esercizio commerciale, erano solite incontrarsi e mischiarsi attorno ai tavoli. Ma da un giorno all’altro, senza neanche un po’ di preavviso, tutto questo è cambiato. Il lavoro di una vita, l’impresa familiare dove i due coniugi hanno messo tutta la loro esperienza e bravura, rischia di scomparire improvvisamente. Senza che loro ne abbiano alcuna colpa.

Era già successo in passato

Il titolare ha ricordato che non è la prima volta che accade. Era già successo nel 2014, con la guerra nel Donbass, quando aveva ricevuto minacce e insulti, ma adesso, con la guerra in Ucraina, questi sono aumentati. Certamente il lavoro avrà delle conseguenze, proprio ora che l’emergenza Covid sta per finire e anche per i ristoranti, particolarmente colpiti da due anni di pandemia, sembrava ormai vicino il ritorno alla normalità. Per cercare di salvare il salvabile il titolare del locale ha deciso, a malincuore, di abbandonare parte della sua cultura, della sua vita. Un modo per cercare di tutelare i suoi dipendenti, l’attività e anche i clienti, adesso soprattutto di origini russe. Ha anche raccontato che prima era solito organizzare delle serate con musica dal vivo, mentre ora non lo fa più, un po’ perché ci sono meno clienti e un po’ perché manca l’allegria di prima. L’associazione contava più di 35mila iscritti, dei quali 18mila erano italiani.

Nel locale non ci sono clienti ucraini, secondo il titolare perché "stiamo vivendo una situazione drammatica, molti di loro hanno le famiglie ancora in Ucraina, ora non spendono i soldi per andare a cena fuori". Ha avuto anche qualche problema con alcuni giornalisti di cui si era fidato e che invece, come lui stesso ha asserito, hanno poi scritto cose totalmente diverse sui giornali rispetto a ciò che aveva detto. Tanto che ha preso il telefono e ha “chiamato il giornale, mi hanno risposto 'prendi un avvocato e fai ricorso'. Con la crisi che c'è - ha concluso amareggiato - non ho certo i soldi necessari per farlo.

Meglio far sparire nome e bandiere e diventare anonimi, se il clima è questo".

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