Cronaca locale

Roma cade a pezzi: cede una parte dell’arco di Porta Maggiore

Alle prime luci dell'alba è caduta a terra parte dell'arco di Porta Maggiore, situato nella parte centrale di Roma. Sono intervenuti vigili del fuoco e polizia locale

Roma cade a pezzi: cede una parte dell’arco di Porta Maggiore

A Roma è caduta a terra parte dell’arco di Porta Maggiore, all’incrocio con Piazzale Labicano, nella zona centrale della città. Verso le 6.15 di questa mattina, martedì 14 giugno, gli agenti della polizia Locale di Roma Capitale del I Gruppo Trevi sono dovuti intervenire per mettere in sicurezza la zona coinvolta dal distacco e vietare il passaggio pedonale sottostante. Con loro anche i vigili del fuoco.

Il crollo al suolo

Un pezzo delle Mura Aureliane della Capitale si è staccato cadendo al suolo. Sono giunte sul posto anche pattuglie dei Gruppi Appio e Sapienza per agevolare la viabilità nell'area. Secondo quanto emerso si tratterebbe dell'ultima arcata provenendo da San Lorenzo, lo spazio utilizzato dalle navette bus sostitutive per passare dal lato Esquilino a quello Casilina/Prenestino della piazza. A dare la notizia è stata la polizia locale di Roma Capitale.

La Porta Maggiore

Porta Maggiore è una delle porte nelle Mura aureliane di Roma che si trova nel punto in cui convergevano otto degli undici acquedotti che portavano l'acqua alla Città Eterna, nella zona che, per la vicinanza al vecchio tempio dedicato nel 477 a.C. alla dea Speranza, veniva chiamata 'ad Spem Vetere', alla Speranza Vecchia. Tutta l'area nelle vicinanze è ricca di antichi reperti, come piccoli monumenti funebri, colombari, ipogei e, in particolare, una basilica sotterranea. In origine, questa porta era la monumentalizzazione dell’Acquedotto Claudio, nel punto dove questo scavalcava la via Labicana e la via Praenestina.

Le arcate dell’acquedotto arrivarono ad avere l’aspetto di un vero e proprio arco di trionfo. Per questo motivo, quando furono incluse dall’imperatore Aureliano nel 272 d.C. alle Mura Aureliane, come tra l’altro successe anche per altri monumenti come la Piramide Cestia o i Castra Pretoria, venne utilizzata come porta con il nome di ‘porta Praenestina’ o ‘Labicana’. La Porta Maggiore, quella interessata dal crollo, è un grande arco a due fornici, con i piloni forati da finestre, inquadrate da edicole con timpano e semicolonne corinzie. Tutta la struttura è in travertino ed è stata realizzata nel tipico bugnato rustico del periodo claudio. Il restringimento merlato dei fornici, effettuato da Gregorio XVI, venne poi demolito nel 1915 quando il Comune di Roma sistemò il piazzale. In seguito, nel 1956, l’architetto Petrignani effettuò dei lavori che riportarono la Porta allo stato attuale e la piazza all’antico livello, riscoprendo il basolato della via Labicana e della via Praenestina, insieme ai resti dell’antiporta in mattoni.

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