Roma, donne in piazza ricordano la morte di Desirée e Sara

Alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne Roma si stringe nel ricordo delle vittime

Roma, donne in piazza ricordano la morte di Desirée e Sara

Le donne scendono in campo per le donne. Per dire “no” alla violenza e agli abusi e per ricordare “tutte quelle che non hanno più voce”. Il loro slogan è: “Contro ogni donna stuprata e offesa, facciamo tutte autodifesa”. Alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, indetta dall’Onu, migliaia di donne gremiscono piazza della Repubblica e marciano in direzione San Giovanni. Il problema c’è. Se maltrattamenti in famiglia, stalking, percosse e violenze sessuali, secondo i dati forniti dalla Polizia di Stato, sarebbero in calo, nei primi nove mesi del 2018 in Italia si sono consumati trentadue femminicidi. Un dato contestato dalle attiviste che parlano di almeno ottantadue casi da gennaio. Quelle che si sono rivolte ai Centri antiviolenza nel 2017, invece, sono state più di 49 mila.

Le loro storie vengono raccontate e ripercorse dall’alto di una camionetta durante la marcia, mentre centinaia di palloncini rosa vengono liberati in aria. Sono tante. Ed è un momento particolamente emozionante. C’è sicuramente quella di Desirèe Mariottini, la sedicenne di Cisterna di Latina ritrovata cadavere in un rudere semi-occupato a San Lorenzo. L’hanno drogata, abusata e abbandonata ad una lenta agonia. Per la sua morte sono finite in carcere quattro persone. L’indiziato principale è il pusher senegalese di 27 anni Mamadou Gara. È toccante anche il ricordo di Sara Di Pietrantonio, nel 2016 il suo fidanzato l’ha strangolata in auto e poi le ha dato fuoco. Non ci si dimentica neppure di Pamela Matropietro che dieci mesi fa è stata ritrovata dentro due trolley. Ad Innocent Oseghale, il nigeriano di 29 anni accusato d’averla uccisa, la procura di Macerata ha contestato anche la violenza sessuale, il vilipendio, la distruzione e l’occultamento del suo cadavere.

La grande marcia, organizzata dal coordinamento femminista “Non una di meno” e sostenuta da realtà come la Casa delle Donne Internazionale, i collettivi di sinistra e l’Anpi, però, diventa anche un’occasione per contestare il governo che “sta restringendo il ruolo della donna attraverso provvedimenti come il ddl Pillon sull’affido condiviso” ma anche “con le politiche migratorie e il dl Salvini che limitano le possibilità per le richiedenti asilo che fuggono dalla violenza

di entrare nel nostro Paese”. Ed infatti da un carro in processione qualcuno scandisce al megafono: “Non vogliamo simboli politici qui in piazza, a Salvini e Di Maio diciamo che non li vogliamo, specie con un governo pieno di persone omofobe”.

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