Coronavirus

Il palazzo occupato e la clinica: i focolai che spaventano Roma

Il focolaio del San Raffaele si allarga anche al centro Rai di Saxa Rubra e crescono i contagi nel palazzo occupato alla Garbatella. Le Uscar del Lazio: "Facciamo il possibile per scongiurare una seconda ondata"

Il palazzo occupato e la clinica: i focolai che spaventano Roma

Tira un sospiro di sollievo Riccardo, nome di fantasia di un tecnico che è gravitato dalla clinica San Raffaele Pisana per un intervento di riparazione. Lo incontriamo davanti al tendone azzurro della Protezione civile, nel bel mezzo del parcheggio dell'ex ospedale Carlo Forlanini di Roma. Dopo otto, interminabili minuti di attesa, ha la certezza di non essere stato aggredito dal virus.

"Il test sierologico è negativo, che sollievo", dice scrollandosi di dosso tutta la tensione accumulata in questi giorni. Sua moglie, invece, ancora non conosce il risultato. Va avanti e indietro con fare nervoso, non ha voglia di parlare. È come se avesse un presentimento. E infatti, dopo poco, viene invitata a fare il tampone. I risultati li saprà in 48 ore, per ora però dovrà restare in isolamento.

Prosegue l'indagine epidemiologica sul cluster del San Raffaele, sinora i casi correlati sono 104 e si sono registrati già 5 decessi. Riccardo e sua moglie se ne vanno, ed ecco che arriva un nuovo sospetto Covid. Il virus è arrivato anche nel quartier generale della Rai a Saxa Rubra. Davanti a noi c'è uno dei dipendenti che in queste ore sono stati sottoposti agli screening. "Ho qualche linea di febbre, non mi sento benissimo", spiega senza mai scendere dall'auto.

Il caso impazza da giovedì, giorno in cui la taskforce Rai dedicata al coronavirus ha avvisato i dipendenti dei tre casi di contagio "riconducibili al cluster San Raffaele Pisana". Un numero che nelle ultime ore è salito di due unità. "Sono stati eseguiti circa 60 tamponi e oggi (ieri, ndr) la Asl ci ha comunicato che due test, tra tutti quelli effettuati, hanno avuto esito positivo. Abbiamo immediatamente contattato i due colleghi che sono asintomatici e stanno bene, ed avviato il tracciamento dei loro contatti stretti, in collaborazione con la Asl Rm1, per attivare le procedure precauzionali previste ed ulteriori test tampone il prima possibile", spiegano dalla taskforce.

Secondo una ricostruzione de Il Messaggero, il "paziente zero" sarebbe un operatore di Rai News, genero di una donna dimessa dal San Raffaele. Ma come ha fatto il virus ad aggirare i controlli serrati della clinica? Pier Luigi Bartoletti, presidente dell'Ordine dei medici di Roma e coordinatore della Uscar del Lazio, non è stupito. "Le maglie dei controlli sono strette, ma il virus è più piccolo delle maglie, non è semplice", spiega. "Adesso - aggiunge il medico che coordina l'Unità speciale di continuità assistenziale regionale, Uscar - stiamo cercando di minimizzare il rischio che un singolo focolaio si trasformi in più focolai".

Il rischio di una seconda ondata pandemica, per lui, non è da escludere. "Il rischio zero non esiste, esiste un rischio più basso possibile se tutti quanti si attengono a quello che devono fare", racconta, esortando i circa 280 cittadini che non hanno ancora risposto alla chiamata della Asl a presentarsi per sottoporsi allo screening. Non sono confortanti neppure i numeri che arrivano dalla Garbatella.

Qui, in piazza Attilio Pecile, sorge una della tante occupazioni abusive della Capitale dove abitano 107 persone. Il Covid non ha avuto difficoltà ad entrare nello stabile, sovraffollato e con i bagni in comune. "Il cluster presso lo stabile in piazza Attilio Pecile a Garbatella è chiuso. Non ci sono più casi positivi all'interno della struttura, i casi positivi sono tutti trasferiti e sono stati ricostruiti i contatti stretti", spiega l'Unità di Crisi Covid19 della Regione Lazio.

Rassicurazioni che non sono servite a distendere gli animi dei residenti: "Abbiamo fatto tanti sforzi nei mesi passati, e adesso per colpa di pochi irresponsabili rischiano di andare in fumo", ci raccontano. Sinora i bollettini ufficiali parlano di 9 casi di positività al virus, ma c'è chi vocifera che possano essere almeno 18 i contagiati. Ieri altri 4 persone sono risultate positive.

Numeri che si alzano di ora in ora, e che incombono sulla fase due della Capitale. "Certo che ho paura, i focolai sono all'interno della città, ci toccano da vicino - ci dice l'uomo che si è appena sottoposto al test - e poi è una malattia sconosciuta di cui ancora sappiamo ben poco". Una malattia che spaventa ancora e sulla cui diffusione è necessario vigilare, monitorando i pazienti infetti e i loro contatti per circoscrivere l'epidemia.

Allo Spallanzani, intanto, dove sono ricoverati 101 pazienti, di cui sette, più gravi, in terapia intensiva, sabato sera ha riaperto il reparto di rianimazione B, chiuso da oltre un mese. Ed è stato come ripiombare in un incubo. "Dobbiamo essere tutti pronti ad una eventuale seconda ondata", è convinta una delle dottoresse delle Uscar, di turno al drive through del Forlanini.

"Dopo lo tsunami c'è la risacca - conclude Bartoletti - in base a quanto torna indietro il mare riusciremo a capire quanto sarà alta l'onda successiva".

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