Coronavirus

"L'ago ci fa paura...". E i prof rifiutano il test per il coronavirus

Scoraggianti i numeri registrati nelle Asl di Roma: alla fine solo la metà degli isegnanti avrà aderito all'indagine sierologica. Alcuni hanno paura del prelievo, e Rusconi: "Si doveva decretare l'obbligo di fare i test"

"L'ago ci fa paura...". E i prof rifiutano il test per il coronavirus

Manca davvero poco alla data prevista per la riapertura delle scuole, eppure i ritardi continuano ad accumularsi e molti istituti non sono ancora pronti per accogliere gli studenti; oltre al problema degli ormai "famosi" banchi con le rotelle, che difficilmente arriveranno entro i termini previsti, anche i test sierologici effettuati sul personale scolastico per tutelare la salute degli alunni e degli stessi insegnanti procedono a rilento. Una delle motivazioni accampate? La paura degli aghi, che evidentemente per alcuni prevale sul senso civico.

Secondo quanto riferito da "Il Messaggero", soltanto la metà dei docenti delle scuole di Roma sarà in possesso del certificato che garantisce la loro negatività al Coronavirus. Ad agosto la Regione Lazio ha infatti cominciato un'indagine sierologica mirata proprio ad individuare eventuali contagi all'interno del personale docente, così da poter riaprire gli istituti con maggiore sicurezza, eppure il programma sta faticando a procedere. Alcuni insegnanti avevano già lasciato Roma per godersi qualche giorno di vacanza, altri ancora hanno preferito non partecipare all'indagine per timore del prelievo venoso necessario per effettuare il test sierologico. Insomma, soltanto nell'ultima settimana si è avuta una maggiore adesione. Una vera e propria corsa contro il tempo.

Il risultato è che molti istituti scolastici sono ancora molto indietro. Al liceo Caetani di Prati, solo per citarne uno, il dirigente scolastico ha dovuto emanare una circolare per richiamare all'ordine gli insegnati: lunedì saranno avviati i test sul primo gruppo di docenti, 115 persone."Molti docenti hanno fatto un po' di resistenza tant'è che ad oggi quelli che hanno fatto il test sono una quindicina su 50. L'8 settembre ci sarà il secondo turno ma non credo che l'adesione aumenti", ha invece raccontato al "Messaggero" il preside dell'istituto tecnico De Amicis-Cattaneo.

Nonostante l'impegno del personale sanitario, pare davvero difficile completare l'indagine prima del 14 settembre, data in cui dovrebbero ricominciare le lezioni. Non è detto poi che tutti i docenti aderiranno, visto che si tratta di una loro scelta. Nella sola Asl Roma 1 erano previsti circa 30mila test, ma i numeri sono stati molto inferiori."Finora ne abbiamo realizzati 6 mila, altri 12 mila tra prof, bidelli e impiegati si sono prenotati per i prossimi giorni. Abbiamo riscontrato una certa reticenza, al di là dei problemi logistici legati alle ferie", ha riferito Paolo Parente, dirigente incaricato di condurre l'indagine epidemiologica. Stessa carenza di adesioni anche per la Asl Roma 2: anche qui erano previsti 30mila tamponi, ma i test sierologici realizzati sino ad ora sono 4.800, con altre 11mila persone prenotate per la prossima settimana. Nella Asl Roma 3, infine, l'adesione si è fermata sotto il 30%. "Molti insegnanti hanno paura dell'ago, del prelievo venoso, altri invece non vogliono perdere tempo. Forse questa operazione andava resa obbligatoria", ha commentato Aldo Benevelli, dirigente della Asl.

Insomma, fra vacanze, temporeggiamenti vari e paura della puntura, alla fine anche Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi di Roma e del Lazio, ha commentato:"È questo il tallone d'Achille della campagna, perché di fronte ad una situazione emergenziale si doveva decretare l'obbligo di fare i test".

Per velocizzare le operazioni, anche l'Uscar (Unità speciale di continuità assistenziale Regionale) metterà in campo i propri professioni, che affiancheranno i colleghi sanitari nell'esecuzione dei test, ma anche in questo modo appare assai improbabile che i controlli saranno ultimati entro il 14 settembre.

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