Cronaca locale

Si spara in metropolitana: la lettera della soldatessa

Si chiamava Caterina Glorioso. Aveva trent’anni ed era originaria di Vitulazio, comune della provincia di Caserta. Non è la prima a togliersi la vita in servizio

Si spara in metropolitana: la lettera della soldatessa

Lascia una lettera di 15 pagine in cui spiega il suicidio. E lascia una famiglia che le voleva bene. Si chiamava Caterina Glorioso la soldatessa che si è sparata al cuore questa mattina a Roma. Si è esplosa contro un colpo con la pistola d’ordinanza nei bagni della stazione della linea A della metro Flaminio. Trent’anni, originaria di Vitulazio, comune della provincia di Caserta, la donna faceva parte del secondo reggimento pontieri di Piacenza ed era in servizio nell’operazione Strade Sicure con la Brigata Garibaldi.

Dalle prime indagini è ormai scontato il gesto volontario della giovane. Caterina ha lasciato una lettera per spiegare i motivi del suo tragico gesto. All’origine ci sarebbero ragioni personali. La lettera è ora al vaglio del pm e del procuratore aggiunto, Nunzia D’Elia, che ha aperto un fascicolo in cui, come avviene in questi casi, si ipotizza il reato di istigazione al suicidio. Sul posto, oltre il pubblico ministero di turno della procura ordinaria capitolina, i carabinieri e 118, si è recato anche il pm di turno della procura militare.

Arrivati sul posto i soccorsi hanno trovato la soldatessa già priva di vita nei bagni della stazione della metro Flaminio. Per lei non c’è stato nulla da fare se non constatarne il decesso. Per consentire l’intervento dell’autorità giudiziaria la stazione metro Flaminio è stata chiusa in entrambe le direzioni con i treni in transito senza fermarsi. Interdetta la fermata poco prima delle 9:00 la stessa è stata riaperta intorno alle 15:00.

“Apprendiamo da fonti di stampa la notizia dell’ennesimo suicidio tra le fila della truppa. E leggiamo con disgusto i comunicati di quanti, esponenti politici e istituzioni, offrono all’opinione pubblica le solite chiacchiere di circostanza o chiedono provvedimenti urgenti”, è il sindacato dei militari a parlare pubblicando una nota. “Dopo anni di indagini conoscitive e inchieste sulla condizione militare questi personaggi ancora chiedono urgenti provvedimenti senza rendersi conto che il male oscuro che oggi ha mietuto un’altra vittima non si combatte con le chiacchiere né con le audizioni dei delegati del Cocer o dei vertici delle forze armate che, sicuramente, non hanno alcun interesse a rivelare al Parlamento qual è la reale condizione dei militari e più in particolare di quelli impiegati nell’operazione di facciata Strade Sicure”.

Il sindacato legge il messaggio di rabbia che il presidente della commissione Difesa della Camera, Gianluca Rizzo, ha pubblicato su Facebook.

E si domandiamo cosa abbia concretamente fatto in tanti anni di attività parlamentare per cambiare la condizione di subordinazione alla quale sono sottoposti i volontari in ferma breve dell’esercito, della marina e dell’aeronautica, che vivono per anni nel continuo timore che anche il minimo rimprovero possa pesantemente penalizzarli nell’accesso al servizio permanente. Una condizione di continuo ricatto occupazionale che è inaccettabile per un paese che si definisce civile e dichiara di avere un esercito professionisti. “L’onorevole Rizzo - conclude la nota del sindacato dei militari - eviti i messaggi di rabbia sui social e ci dimostri con i fatti la sua voglia di aiutare la truppa”.

Non è la prima volta che un militare si toglie la vita nella capitale mentre è in servizio. Prima di Caterina Glorioso un’altra tragedia aveva riguardato i soldati dell’esercito impegnati nell’operazione Strade Sicure. Era il 29 luglio del 2018 quando un giovane caporal maggiore, originario della provincia di Salerno, si tolse la vita davanti Palazzo Grazioli, residenza romana di Silvio Berlusconi. Il 25enne si sparò un colpo di pistola alla tempia. A febbraio dello stesso anno un’altra tragedia sotto la stazione della metro Barberini.

In quel caso a togliersi la vita fu un militare originario di Taranto, sempre impegnato nell’operazione Strade Sicure, sparandosi come nel caso della 30enne un colpo con la pistola in dotazione ai militari nel bagno della fermata della linea A della metropolitana romana.

Questa mattina una nuova tragedia con vittima una giovane soldatessa.

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