Intanto c’è da capirsi. Lippi che ritorna in nazionale è una notizia buona o cattiva? E la Corte suprema americana che sancisce il diritto di difendersi armati è una notizia bella o brutta? E Julio Iglesias che ha un mezzo coccolone sul palco mentre canta Se mi lasci non vale è una notizia che mette di buonumore o che ti butta giù? Decidete voi, a seconda spesso di come vi gira e oggi quasi sempre gira storto. Anche perché nemmeno la notizia tante volte va presa così com’è. Il sesso di una notte? Per lei è un incubo, per lui una libidine. Nel sangue si potrà leggere quanto vivremo? C’è chi non vede l’ora di saperlo, c’è chi preferirebbe morire pur di non conoscere il destino. In Romania invece no. Hanno deciso che le cose vanno fatte per benino, a termini di legge. Se vuoi pubblicare una notizia negativa, per par condicio, ne devi mettere vicino almeno una positiva. Anzi meglio se quelle negative non le pubblichi, che dai fastidio. Legge bocciata dalla Camera ma approvata all’unanimità dal Senato che ha gente mediamente più anziana ed è stufa di vivere con la pressione alta. A dire la verità non è la prima volta che succede. Pechino per prima, per esempio, ha dato da anni precise direttive ai media per evitare brutte notizie, traffico incasinato compreso. E il Cremlino si è lamentato più volte dei giornali disfattisti che non danno spazio alle notizie positive «per far crescere la gioventù in un sano clima di patriottismo». Ma anche gli Stati Uniti ci hanno provato qualche anno fa con un quotidiano del pomeriggio, Open Air PM, che aveva come motto l’inedito «ama il prossimo tuo come te stesso». «Vogliamo che sia il giornale che uno porta volentieri con sé in bagno» disse l’editore Abe Hirschfeld. Fu invece un bagno di sangue. Nemmeno partito il primo numero e aveva licenziato già due editori, dopo solo cinque mesi chiuse e Hirschfeld se lo portò in cielo il dispiacere. Oggi è rimasto Happy News quotidiano on line che evita di pubblicare cose orribili come golpe, stragi, tsunami o il ritorno della Carrà in tv. I giornalisti, quelli romeni, si sono subito ribellati, è una cosa che non si vedeva dai tempi di Ceausescu, è contro tutte le norme che tutelano la libertà di espressione: «Chi stabilisce - si chiedono - cosa è buono e cosa è cattivo in una notizia?». Ma il liberale Ion Ghise e il nazionalista Gheorghe Funar hanno le loro ragioni, naturalmente buone: dare belle notizie tira su il morale della truppa e guarisce meglio del Prozac. Ma si sa che non è così.
«Le cattive notizie vendono più di quelle buone, perché una buona notizia non è una notizia» diceva Kirk Douglas nell’Asso nella manica, anno 1951, regia di Billy Wilder. E chi se ne frega se il buco nell’ozono si sta chiudendo, gli elefanti stanno raddoppiando e in Italia sono calati i furti d’auto. Non tutto il bene, grazie a dio, viene per nuocere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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