RomaA cavalcioni su un muretto della Curva Nord, sciarpa biancoceleste al collo, a fianco Mauro Zarate, idolo (sbiadito) della stessa curva, appiedato dalla squalifica. Una foto che ha fatto il giro dItalia, e che rischia di diventare lennesimo autogol di Renata Polverini, candidata del centrodestra alla presidenza del Lazio (al maschile) comparsa domenica alla partita della Lazio (al femminile). Una giornata che doveva costituire per Polverini loccasione per fare pace con i tifosi biancocelesti, che settimane fa avevano accusato lei e il centrodestra in genere di essere troppo vicini allodiato patron Claudio Lotito. E che invece si è rivelato un disastro quasi fantozziano per la volitiva sindacalista.
E sì che la domenica sportiva di Polverini era iniziata assai bene. La mattina, infatti, la sindacalista aveva indossato tuta e scarpette e aveva partecipato a CorriHaiti, sgambata per il centro storico di Roma allo scopo di raccogliere fondi per lisola caraibica devastata del terremoto: tre chilometri che Polverini, garantisce chi cera, avrebbe percorso in 13 minuti, tempo quasi incredibile, più adatto a un runner maschio, giovane e allenato che a una donna di 48 anni impegnata in una spossante campagna elettorale. Ma che volete: dopo i ricorsi, non poteva andar male anche la corsa...
Poi, nel pomeriggio, la comparsata allOlimpico, nella sopradescritta posa da scafato ultrà. Polverini è apparsa da subito assai sorridente, vicina vicina a Zarate come a un totem. Ma la signora, che si dice solo tiepida appassionata di calcio, evidentemente ha sottovalutato le incognite del football. La palla, si sa, è rotonda. E la partita di domenica molto delicata per la Lazio, chiamata a spazzar via il Bari per allontanarsi un po dalla zona retrocessione. Per questo cera stata uninsolita «chiamata alle armi» e lOlimpico era pieno come da tempo non si vedeva per una partita dei biancocelesti. Cinquantamila anime più una: Renata nostra. Che peraltro è in odor di «romanismo», ancorché blando. Comunque: qualche tifoso storce la bocca, qualcun altro non ha occhi che per Zarate, qualcun altro le grida: «Polverini, caccia Lotito!», cosa che lei sa bene di non potere (e forse non volere). Poi, patatrac!, la Lazio prende un gol, ne prende un altro. A quel punto Renatina dalla curva è già sparita, il sospetto di essere additata come menagramo assai concreto, loperazione elettoral-calcistica comunque fallita. Ridono solo quelli del Pd, meglio se romanisti. Come Enzo Foschi, candidato del Pd alla Regione: «Il candidato per la Polverini, Francesco Storace, ha rovinato con le sue gesta di governatore della regione sia il Lazio sia la Lazio, tanto che entrambe ne pagano ancora le conseguenze. Oggi la Polverini pare proprio che voglia seguirne le orme».
Polverini per la verità ci ha provato anche con la Roma. L11 febbraio scorso visitò Trigoria, il centro sportivo della Roma, e riuscì a strappare anche una maglia numero 10 a Francesco Totti. In quelloccasione la candidata parlò di «primo incontro con una società sportiva. Ne ho diversi in programma ma ho scelto inizialmente la Roma perché è una grande società, con una grande tradizione». In quel momento la Roma era in piena rimonta sullInter. Poi la corsa si è fermata (tre pareggi di fila e addio sogno-scudetto) e in più leliminazione dallEuropa League. Sui blog dei tifosi lironia è scontata: «Per par condicio, domenica prossima, pare si sia già prenotata in curva sud, fra gli ultrà della Roma. Che dire agli amici tifosi romanisti... E mo toccateve!». On line cè anche chi critica la disinvoltura esibita domenica: «Da noi i politici vanno in curva e stanno a cavalcioni sulla balaustra.
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