Romanticismo alla cubana per la «Giselle»

Cinquanta danzatori sul palco con il «Ballet de Camaguey»

Espressione elevata del corpo, linguaggio universale senza tempo né confini, completezza di forme e di contenuti; la danza classica continua a essere un genere artistico che appaga lo spettatore soddisfacendo la sensibilità di una platea alla ricerca di grandi emozioni.
Sulla scena del Teatro Smeraldo questa sera e domani (con replica il 21 e il 22 gennaio) la compagnia cubana Ballet de Camaguey sarà protagonista della versione completa di Giselle, un grande classico della danza.
Diretti da Regina Balaguer Sanchez, i ballerini, sulle ali delle note musicali di Adam e seguendo le coreografie spettacolari di Coralli e Pierrot, per la prima volta in Italia, saranno interpreti del balletto romantico per eccellenza, dimostrando l’universalità della danza classica.
Cinquanta artisti sulla scena, preparati seguendo il metodo delle celeberrima scuola cubana di balletto classico, arruolati nel 1967 dal maestro Fernando Alonso, danno vita a una delle opere di un vasto repertorio che è frutto di un’artistica combinazione ideale di grandi balletti e di note esotiche, derivanti dal balletto classico cubano.
Luigi Pignotti, dopo aver lavorato per ben 26 anni al fianco di Nureyev, è stato instradato verso la produzione di balletti classici; proprio a questo imprenditore si deve lo sbarco in Italia del corpo di ballo del Ballet de Camaguey.
Al Giornale, Pignotti racconta come sia attuale la richiesta, del pubblico teatrale, di un genere che apparentemente sembra non così «popolare».
«C’è stato ultimamente un grande ritorno della danza classica - spiega Pignotti -; probabilmente perché gli spettatori si sono stancati di assistere alla mediocrità artistica del teatro. Non ci sono più i talenti naturali di una volta: Gassman, Totò e tanti altri sono scomparsi e con loro la vera arte del teatro».
La passione per la danza dimostrata dal pubblico italiano sembrerebbe dunque un ripiego, ma in realtà si tratta di un vero fenomeno sociologico.
«Se andiamo a ripercorrere la storia della danza - ricorda il produttore -, si noterà come, dopo gli anni Sessanta, epoca del tango, del liscio e di tanti altri balli, ci siano stati un allontanamento e un cambiamento di tendenze. Oggi, in discoteca, la solitudine è protagonista di una violenza all’udito. Anche in televisione, sembra che solo gli insulti attirino l’attenzione del pubblico».
Una parentesi di dolcezza e di romanticismo in questo mondo rumoroso e chiassoso è fornita dalla compagnia di Cuba che dopo la tappa milanese, avrà un’intensa tournée in tutta Italia portando poesia e amore per la danza, intesa come espressione del corpo capace di trasmettere emozioni.
Incuriosisce che ballerini cubani abituati al ritmo e al folklore della loro terra, si cimentino in un’opera di danza classica.


«La danza classica - spiega Pignotti - ha attraversato un percorso che, partendo dall’Italia, è arrivata prima in Russia e poi in Inghilterra; da qui, è partita verso gli Stati Uniti, facendo tappa in Sudamerica.
Dopo un ritorno europeo, in Francia, ha veleggiato nuovamente, nel Nuovo Continente, dove è approdata sulle coste di Cuba. Oggi, qui, la Scuola di danza classica ha più di 800 elementi».

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