Roma - «Solo ora mi rendo conto di quel che è avvenuto. Ma è stato un incidente, c’era stata solo una piccola lite. Comunque chiedo perdono alla famiglia della ragazza». Tra le lacrime Doina Matei si pente di quel momento di follia, ma ribadisce di non aver voluto uccidere Vanessa Russo, di averla colpita con l’ombrello accidentalmente nel corso della discussione con la ragazza romana sulla banchina della metropolitana. Una versione che non ha convinto i pm romani Italo Ormanni e Sergio Colaiocco che si occupano dell’episodio, secondi i quali il colpo è stato inferto con una violenza tale da giustificare l’imputazione di omicidio volontario. E ieri il gip Maurizio Silvestri ha convalidato il fermo della 20enne romena e della sua amica minorenne, C.I., indagata per concorso in omicidio e trasferita nel pomeriggio al carcere minorile di Casal del Marmo. Quest’ultima, ha riferito il suo legale, Piergiuseppe Di Virgilio, non ha chiesto perdono: «Forse non ne ha avuto il coraggio perché avrebbe voluto fermare l’amica. Ma non si sente responsabile dell’episodio». Convalidato dal gip di Macerata Claudio Bonifazi anche il fermo di Ramon Tenaglia, l’operaio 49enne di origine argentina che ha ospitato le due ragazze la notte del 28 aprile a Tolentino. L’uomo resta indagato per favoreggiamento ma torna in libertà, non sussistendo le esigenze di custodia cautelare.
Le indagini ora si concentrano sulla «fuga» da Roma delle due ragazze romene, che nella capitale lavoravano come prostitute. Gli inquirenti vogliono ricostruire gli spostamenti delle due dalla pensione di Tivoli dove alloggiavano fino al 27 al casale di Tolentino dove sono state sorprese dai carabinieri il 29 aprile, per chiarire chi possa averle «coperte». Tenaglia, infatti, sostiene di averle ospitate solo per fare un favore all’amico peruviano Oscar H.H., l’uomo che poi le ha denunciate ai carabinieri dopo aver appreso che erano ricercate.
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