Romeno stupra insegnante alla fermata del bus a Milano

La giovane, 25 anni: "Gli avevo chiesto un’informazione. Poi la violenza"

Romeno stupra insegnante alla fermata del bus a Milano
Milano - Era con lei sull’autobus, martedì. Con lei sino alla fine della corsa. L’ha seguita fino al capolinea del mezzo, quando la ragazza è scesa accorgendosi di aver sbagliato linea. Trovandosi da sola in strada. Ed è a quel punto che l’ha avvicinata, che l’ha minacciata e costretta a seguirla in un casolare isolato. Lì, si è consumata la violenza sessuale. Un incubo durato ore. Un intero pomeriggio, racconta lei agli agenti di polizia. A distanza di soli due giorni, il presunto colpevole è stato fermato. C. Z., ha 36 anni, ed è romeno.

Vittima, una giovane insegnante 25enne di origine pugliese, a Milano soltanto da poche settimane dopo aver ottenuto una cattedra. La ragazza sale sulla metropolitana in Stazione centrale per andare dai parenti alla periferia della città. Dopo il metrò, l’autobus. Quello sbagliato, però. In zona Baggio, la ragazza si accorge che la linea non è quella che avrebbe dovuto prendere, e scende in strada. L’uomo la nota, aspetta che gli altri passeggeri - abbandonato il mezzo - si allontanino, e che la sua «preda» rimanga da sola. E mentre la giovane, vicino alla fermata, cerca di chiamare al cellulare un conoscente per comunicare l’imprevisto, il romeno le si avvicina, inizia a parlarle, poi la costringe a seguirlo in un casolare diroccato poco distante. Tra quelle mura abusa di lei.

Finito l’incubo, la 25enne denuncia l’accaduto alla Polfer. Alla clinica Mangiagalli - dove è attivo un centro antiviolenza - si sottopone a una visita medica. Gli esami confermano di fatto il rapporto sessuale.

Scattano le ricerche dell’aggressore. Le indicazioni date agli investigatori dalla ragazza - che fornisce una minuziosa descrizione dell’uomo - contribuiscono a individuare nel giro di poche ore il responsabile. Il romeno viene bloccato dagli uomini della sezione di pg della Polfer al termine di un lungo appostamento in Stazione centrale. Ha ancora in tasca il cellulare della ragazza, rubato al termine dello stupro. Un elemento che lo potrebbe «inchiodare».

E non è l’unico. Perché, dopo la violenza, C. Z. le aveva lasciato il proprio numero di telefono. Un gesto «amichevole» che pagherà caro. Con coraggio, la giovane insegnante collabora con le forze dell’ordine, e da un appuntamento al suo aguzzino in Stazione. Lui si presenta, e scatta il fermo. Il romeno - in un primo momento - fa parziali ammissioni. Poi dice che la ragazza era consenziente. Ma, al momento, gli investigatori sono convinti che la versione della ragazza risponda a verità. L’uomo - accusato di sequestro di persona e violenza sessuale - verrà interrogato nei prossimi giorni dal pm Robera Brera. In serata arriva la dura reazione del vicesindaco e assessore alla Sicurezza di Milano, Riccardo De Corato. E la polemica arriva fino a Roma.

«Mentre al Parlamento giace da oltre un anno il disegno di legge Pollastrini-Mastella, che dovrebbe consentire processi per direttissima nei confronti di chi commette violenze sessuali, dall’altra centinaia di donne continuano a essere stuprate.

Un’inerzia colpevole del governo che non può essere più accettata». «Il Comune di Milano - continua il senatore di Alleanza nazionale - ha sollecitato continuamente l’approvazione di quel ddl. Questi ritardi macroscopici del governo non sono più ammissibili. E la cosa grave è il silenzio su questo tema nel pacchetto sicurezza, dove non sono indicati inasprimenti di pena per chi commette questi gravi reati».
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