(...) - forse troppo - loceano di metafore, simboli, seduzioni liriche del Maestro elisabettiano. Senza tuttavia rinunciare a momenti di alta suggestione, che la musica ha ripreso ed esaltato.
E la musica, appunto? Cocciante è un compiuto paradigma di eterogeneità culturale: nato in Vietnam, padre italiano e madre francese, cinquantun anni vissuti tra Roma, Parigi, Miami, Londra, Dublino e dunque nulla da stupirsi se Giulietta e Romeo viaggia al crocicchio tra latitudini le più svariate: la canzone francese, il Medioevo, il Rinascimento, la danza popolare detà barocca, il pop, il melodramma romantico e post romantico. Però con una miracolosa coerenza di fondo, a riprova che strade diverse possono approdare a ununica meta.
E del resto il testo scespiriano ha sedotto artisti dassai varia estrazione, da Bellini a Gounod, da Berlioz a Bernstein, da Zeffirelli a Carmelo Bene. Ecco dunque la partitura di Cocciante partire da unelegia dolcemente premonitoria, eppoi deflagra la rissa tra Capuleti e Montecchi, «più una guerra tra bande che una faida tra famiglie», dice lautore: con laspro fugato delle voci e il torvo contrappunto dellorchestra. Cui segue - «Non odio, ma amore» - limplorante madrigale di Romeo. Quindi Mercuzio invoca, su uno scalpiccio di violini pizzicati, La regina della notte, la festa dei Capuleti ha lepidezze falstaffiane, ed ecco il duetto tra Giulietta e Romeo far trionfare sullimpeto del baccanale la grazia dellamore: «Se stringo la tua mano/ io stringo la tua vita/ e finalmente abbiamo/ la nostra vita in mano».
Sennonché la tragedia incombe, «Giulietta, se la vita è morire/ ho vissuto la vita per morire», canta presago linnamorato. E dopo un tema dantica danza ecco il coro dei frati rammentarci la fragilità dei fiori, che è la stessa dei sogni, e lintrico di dolcezza e ferocia che è lesistenza delluomo. La notte damore tra i due fidanzati corre sul flusso caldo degli archi, fra Lorenzo li tramuta in sposi benedicendone «la sfacciata felicità» e già cozzano le lame: Tebaldo uccide Mercuzio, Romeo uccide Tebaldo, il ritmo della musica è da danza guerresca e alla fine i due amanti - Tania Tuccinardi e Marco Vito gli interpreti - moriranno in un crepuscolo di melodia: come in un finale pucciniano in cui il fuoco e le lacrime si fondono.
Il binomio amore-morte è così giunto alla sua ennesima conferma, grazie ad un compositore grande, che pur nei soprassalti dasprezza non dimentica limperativo della cantabilità, e il cui istinto per la cantabilità non sannacqua mai nella melassa. Così come la seduzione melodica non va mai disgiunta dalla ricchezza dei colori orchestrali, e anche in ciò il riferimento a Puccini si fa inevitabile, per un Cocciante la cui ispirazione giunge qui al suo massimo storico di complessità e di molteplicità.
Siamo dunque al risultato più alto duna solitaria carriera dautore, salpata nel 72 con Mu, prima testimonianza dun raro talento melodico e di una vocalità roca, viscerale, partecipata.
Romeo & Giulietta
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