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Romilda Villani, ridotta alla mamma di una velina

Alla presentazione della fiction sulla sua vita, dall’improbabile titolo La mia casa è piena di specchi, Sophia Loren ha pianto. Lunedì sera è andata in onda la prima puntata e abbiamo capito perché. Incentrata sulla figura della madre di Sofia Villani Scicolone, cioè sull’unico ruolo che la moglie di Ponti, oggi, può interpretare, è una ricostruzione opinabilissima rispetto alla storia, recitata in maniera agghiacciante, girata in modo ancora più agghiacciante. «Videomontaggi» da fine del XIX secolo, roba da stupirsi del sonoro, materiale perfetto per il Cinema Lumière. Dovrebbe raccontare l’eroismo di una donna sola e d’acciaio. Invece tutta la prima parte della fiction sembra un documentario fatto in casa sull’archetipo della mamma di una velina. Provini, sgomitate, veleni, sacrifici consumati in pensioncine a una stella con panini alla mortadella clandestini (era vietato mangiare in camera senza usufruire del servizio “ristorante”) e calze rammendate appese al filo sopra al letto di una stanzetta senza servizi igienici. E la mamma che spinge la sua creatura che «guardate com’è bella», che «lei sì, che l’inglese lo parla», che sì «certo che per la parte è disponibile subito, ma si potrebbe avere un anticipino?». La mamma-risarcita. Quella che lenisce i suoi mali con la faccia da cerbiatta della sua bambina, con le sue gambe lunghe che la porteranno più lontano di quanto sia riuscita a spingersi lei. La mamma che lascia a casa Maria, la più piccola. Lei e le sue tonsille malconce, le sue cosce troppo secche e il suo sguardo malinconico. Perché adesso c’è da occuparsi di Sophia che è il futuro di tutti. Sophia che ci farà evadere dalla pensione Lina, Sophia che ci farà tornare in paese a testa alta, che le farà schiattare tutte d’invidia, quelle là. Poi, nel racconto, un’improvvisa frenata, una mutazione genetica, un cambio di sceneggiatura ed ecco, nella seconda parte, un rigurgito di moralismo che induce la mamma di Sophia a diffidare del produttore Carlo Ponti e a mettersi di traverso quando l’uomo di Cinecittà (sposato) si mette a corteggiare Sophia. Ed ecco Romilda Villani sentirsi sola nell’immenso appartamento della figlia, usata e tradita dal successo di Sophia indubitabilmente suggellato da Ponti. Ecco Romilda incupirsi, per la prima volta.

Meglio prendere l’autista e andare sotto casa di Scicolone e fargliela vedere, pure a lui. Lui che ancora rifiuta Maria, si oppone al fatto di darle il suo cognome. Perché, ah già che c’è anche Maria... Papà non ti vuole, piccina? Jamme jà. «Andiamo a comprare le paste». E ieri c’era un’altra puntata...

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