Mitt Romney si prende anche il Nevada. Conta poco, però è un altro passo verso la nomination repubblicana alle presidenziali americane. L’ex governatore del Massachusetts ha battuto Newt Gingrich che ieri l’ha attaccato nuovamente: «Non c’è praticamente differenza fra Obama e Romney. Non è invitante nominare un candidato approvato da George Soros».
La corrosività di Gingrich, per Romney nasconde un elemento negativo e uno positivo. Perché è chiaro che per una grande fascia di elettorato repubblicano, tutto ciò che s’avvicini al mondo della finanza, tanto più a quello dei ricconi radical chic (come quelli rappresentati da Soros) crea repulsione e fastidio. Lo si è visto quando Romney è crollato nel gradimento degli elettori in coincidenza con le gaffe sulle dichiarazioni dei redditi provenienti dai capital gains e sui conti correnti aperti nei paradisi fiscali. Specie negli stati più conservatori e dove la componente religiosa è maggioritaria, il popolo che vota repubblicano è distante dal mondo di Wall Street. Vale anche per quelle zone dove l’influenza dei Tea Party è più forte.
L’elemento positivo, invece, è che nessuno arriva alla Casa Bianca senza i finanziamenti delle multinazionali e delle grandi compagni di Wall Street. Lo sanno tutti i presidenti eletti negli ultimi vent’anni e lo sanno tutti gli analisti politici americani. Così dire che Romney è vicino al mondo della finanza significa dire anche che da qui al 6 novembre, (in caso si aggiudicasse la nomination repubblicana) riceverà contributi in abbondanza. La prova c’è già, d’altronde. Il frontrunner repubblicano ora è in testa anche contro Obama dal punto di vista finanziario.
I dati diffusi dal Federal Election Commission dimostrano che le donazioni ricevute negli ultimi tre mesi del 2011, a Romney e all’organo del suo partito il Republican National Committee sono state di 93,4 milioni di dollari, contro i 68 arrivati nelle casse di Barack Obama e del Democratic National Committee. Nel totale il presidente a fine anno aveva in cassa 81,8 milioni di dollari, quattro volte il bilancio di Romney, ma negli ultimi tre mesi la proporzione si è invertita.
I repubblicani hanno incassato più dei democratici in fondi per la campagna elettorale, soprattutto grazie al sostegno di grandi donatori.
Rispetto ai piccoli contributi, sembra molto più semplice avere un multimilionario che da solo offre una cifra importante. Ad esempio, il miliardario texano Harold Simmons ha staccato tre assegni dal valore totale di 8,5 milioni di dollari per gruppi pro repubblicani.Twitter: @giudebellis
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