La Rosa radical-socialista spina nel fianco della Quercia

Giovedì Prodi incontra Boselli per chiudere la polemica sul Concordato ma fra i Ds cresce la preoccupazione per una lista che adotta il simbolo dell’Internazionale

La Rosa radical-socialista spina  nel fianco della Quercia

Laura Cesaretti

da Roma

A sinistra, il devoto Sandro Bondi vede «il preludio di una grande tempesta laicista», che può portare a una «riarticolazione degli schieramenti politici», con i «cattolici liberali alla ricerca di nuovi possibili approdi». Insomma, la Margherita di Francesco Rutelli, secondo il coordinatore di Forza Italia, non potrà resistere a lungo dentro il «velleitario soggetto unitario» che gli appare «destinato a sicura sconfitta».
Ovviamente, il centrodestra fa il suo mestiere e cerca di trarre profitto dalle tensioni e dalle polemiche scatenate nel centrosinistra, e in particolare nell’Ulivo prodiano, dalla nascita della Rosa radical-socialista e dalle sue parole d’ordine forti su laicità e liberalismo, in economia e sui diritti civili. E di certo i problemi ci sono, per l’Unione e per il suo candidato premier, che giovedì dovrebbe avere un faccia a faccia con il leader dello Sdi Enrico Boselli. Il quale ribadisce che lui e il suo alleato Marco Pannella «sosterremo senza equivoci l’Unione» prodiana, ma avverte: «Sulla laicità e sul rispetto e il superamento del Concordato radicali e socialisti non chiederanno il permesso a nessuno», neppure al Professore. Prodi viene descritto piuttosto irritato e preoccupato: non a caso domenica, proprio mentre Boselli pronunciava il suo applauditissimo intervento al congresso radicale (disertato dal candidato premier), lui se ne stava a sentir messa a Modena, e partecipava ad incontri organizzati dall’arcidiocesi della città. Una delle tappe del percorso che il Professore sta compiendo per ricucire i rapporti con le arcigne gerarchie cattoliche, in fredda dopo gli strappi su referendum e Pacs, e che dovrebbe culminare in un incontro pacificatorio con il cardinal Ruini. Al quale però difficilmente Prodi potrà consegnare la testa dei nuovi, scomodi alleati radicali, che per il capo dei vescovi italiani incarnano poco meno dell’Anticristo. Boselli sul tema è stato molto fermo, sia con il Professore che con gli altri alleati: la lista della Rosa nel pugno si farà, Pannella e Bonino ne saranno assieme a lui i promotori ed entreranno a pieno titolo nell’Unione. Con diritto di partecipazione ai «tavoli del programma», e anche al futuro governo: Boselli, creando non poco scompiglio soprattutto nei Ds, ha già lanciato la prestigiosa candidatura di Emma Bonino per la Farnesina. E dirgli di no è difficile, se non impossibile: a parte il solito Mastella, nessuno può opporsi apertamente alla nascita del nuovo soggetto. Per primi i Ds di Fassino, che hanno benedetto l’operazione ma per i quali la lista bosellian-pannelliana è già una spina nel fianco: a cominciare dal simbolo, quella rosa nel pugno che è insegna dell’Internazionale socialista e dei principali partiti socialisti d’Europa, e che non a caso Boselli e Pannella hanno scelto proprio mentre nel listone ulivista è in corso la polemica sul partito democratico e la richiesta rutelliana che la Quercia abbandoni le sponde del Pse. Simbolo e parole d’ordine della Rosa nel pugno rischiano di diventare attrattive per quella fascia di elettorato di sinistra che vede come una forzatura il connubio dei ds con la cattolica Margherita. I ds cercano di smorzare: è vero che la Chiesa è «troppo interventista» e gode di «troppi privilegi» politici ed economici, dice Livia Turco, ma che col Concordato meglio andarci «cauti». Un altro ds di origini laiche, Stefano Passigli, riconosce che il Concordato di origine fasciste è «antistorico», e dunque la proposta di Boselli «non è affatto scandalosa», ma invita ad «accontentarsi» di limitarne i danni, soprattutto alle casse dello Stato. Si scatena invece la cattolica filo-ds Rosi Bindi, che parla di «provocazioni irricevibili» di Boselli e afferma che «l’ingresso dei radicali nel centrosinistra è tutt’altro che scontato», perché non hanno ancora aderito alla «carta dei principi» dell’Unione (nella quale, per tenere insieme Mastella e Bertinotti, si dice ad esempio che la pace è meglio della guerra e che in economia servono più mercato e anche più Stato e pure più volontariato).

I radicali ovviamente, rispondono di esser pronti a collaborare e aderire al programma di Prodi, «quando lo si conoscerà». E il socialista Villetti obietta sennatamente: «Fa più scandalo che noi parliamo di abolizione del concordato o che altri (il Prc, ndr) parlino di abolizione della proprietà privata?».

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