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Rosario Di Bella: all'Alcatraz il "fantasma" che ama il pop

Sembra assurdo dirlo, ma se dovessi raggiungere il grande successo per me sarebbe un dramma. Preferisco non essere visto ed essere poco noto per attraversare come un fantasma le strade del pop». Ha uno strano modo di concepire la musica Rosario Di Bella, cantautore che va via via personalizzando il suo stile modellandolo su quello di Luca Carboni Non a caso Di Bella in questi giorni apre i concerti del tour di Luca Carboni, compreso quello di martedì all'Alcatraz.
«Io e Luca ci conosciamo da tanto tempo - sottolinea Di Bella - e abbiamo un modo di cantare simile, soprattutto sui bassi, anche se la sua voce è più roca e profonda della mia. Poi le sue canzoni sono più vicine al mondo giovanile, le mie sono surreali». Surreali, semplici, a tratti fatte di melodie lievi e testi quasi ingenui, come testimonia Il negozio della solitudine, il suo album appena uscito. Cinque anni di gestazione, di lavoro e di ricerca, perché Di Bella ha fatto una lunga gavetta e non ha fretta di emergere.
«Ho imparato ad aspettare. Ho suonato nelle piazze, nei pianobar, ho militato in gruppi folk, ho ascoltato di tutto prima di scegliere la via giusta. Sono partito da un paesino in cima all'Etna, studiavo pianoforte classico con un maestro; un giorno nel negozio di elettrodomestici del paese comprai per cinquecento lire un disco di Duke Ellington e mi si aprì un nuovo mondo. Da lì cominciai ad ascoltare le contaminazioni, Weather Report, Pat Metheny, artisti brasiliani come Vinicius De Moraes e poi sono approdato al pop, che è il modo più congeniale per raccontare le mie emozioni».
Quelle emozioni che cercherà di comunicare in apertura dei concerti di Carboni. «Ce la metterò tutta: interpreterò i brani che considero più rappresentativi come Abbracciami, Invece no, Portami via e canterò in duo con Carboni Pensieri al tramonto, il pezzo che lui ha inciso con Tiziano Ferro».
Il suo è un pop gradevole ma Di Bella deve crescere come autore e cercare una cifra stilistica perfettamente riconoscibile. «Del resto ho iniziato a comporre giocando. Scrivevo le canzoni e poi facevo un mio festival personale scegliendo le più belle. Poi ogni tanto suonando si apriva una porta segreta e arrivava l'ispirazione. Così da qualche anno scrivere canzoni è una terapia per me: è lo specchio della mia vita».


E Il negozio della solitudine cosa vende? «Non lo so neppure io, Quando a Mauritius ho girato il video Portami via, ad un incrocio, di fianco ad un tempio, c'era una casupola con l'insegna Solitude Store. Era un negozio chiuso, strano e misterioso, così ho usato il nome come titolo dei disco. Spero incuriosisca il pubblico».

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