Un rosario in piazza per difendere Gesù

SPETTACOLO BLASFEMO AL PARENTI Proteste e qualche minaccia. Anche se la scena del Cristo imbrattato è stata tolta

Un rosario in piazza per difendere Gesù

In Francia è successa la fine del mondo. Prima al Festival di Avignone dell’estate scorsa, poi al Théâtre de la Ville di Parigi, decine e decine di cattolici hanno pregato e protestato contro la rappresentazione «Sul concetto di volto nel figlio di Dio». Qualcuno, per impedire lo spettacolo blasfemo, ha anche occupato la scena ed è finito in carcere per resistenza a pubblico ufficiale.
Nello show francese, dopo una serie di scene di dubbio gusto, a un certo punto il palcoscenico viene ricoperto di escrementi e pietre. Poi sul palco salgono ragazzi che li raccolgono da terra e li lanciano sul volto di Gesù. L’immagine scelta per esse­r­e sporcata dai liquami è il dolcissi­mo Salvator Mundi di Antonello da Messina, che ritrae Cristo nel­l’atto di benedire la terra. Alla fi­ne, sul viso imbrattato di Gesù di­scende un velo nero. A commento finale la scritta You are not my she­pherd , «Tu non sei il mio pastore». Al di là delle intenzioni più o me­­no spirituali o artistiche, note solo all’intimità degli autori, e oltre i consumati dibattiti su dove fini­sca la libertà d’espressione e dove cominci l’offesa a Dio e ai fedeli,le scene sono risultate oggettiva­mente choccanti per la sensibilità di larga parte del popolo cristia­no. E non solo. Ma si sa, the show must go on . Adesso la rappresenta­zione, ideata da un regi­sta italiano ignoto ai più, Romeo Castellucci, arri­va al Teatro Franco Pa­renti di Milano. Due sera­te, il 24 e il 28 gennaio, in un teatro che vanta spon­sor istituzionali come il Comune, la Provincia, la Regione, il Ministero dei beni culturali. Molti cattolici sono in allarme e, guidati da un’avan­guardia informata sui fatti france­si, hanno organizzato una raccol­ta di­firme indirizzate al Teatro Pa­renti, al sindaco, Giuliano Pisa­pia, e all’arcivescovo,Angelo Sco­la. Il passaparola preoccupato è transitato su numerosi siti inter­net. «Non vogliamo neanche pen­sare a che cosa sarebbe successo se, al posto del Volto di Cristo, ci fosse stato un simbolo islamico o ebraico, oppure il volto di un omo­sessuale. Si sarebbe gridato alla scandalo, al razzismo, al fascismo e via discorrendo; ma per offende­re Cristo ci si appella all’arte e alla libertà d’espressione sapendo, con il coraggio dei vili, che a diffe­renza di altre confessioni religio­se, non c’è alcun pericolo di ritor­sione, anzi solo tanta pubblicità» si legge per esempio sul blog di Rai Vaticano. C’è chi alle parole ha preferito i tribunali. Una denuncia, presen­tata ieri a Bergamo, sarà deposita­ta oggi anche presso la Procura della Repubblica di Milano, con­tro il regista, i componenti della compagnia e i responsabili del Te­atro Parenti, con l’accusa di vili­pendio alla religione e richieste di sequestro «dirette a impedire lo svolgimento della rappresenta­zioni ». Dietro le quinte del teatro si parla anche di qualche minac­cioso messaggio di «integralisti in­dignati ». La maggioranza silenziosa dei cattolici ha però deciso di ricorre­re alla preghiera, come era già ac­caduto in Francia, dove gruppi di fedeli si sono riuniti di frequente a sgranare corone e recitare Ave Ma­ria a ripetizione. A Milano il Comi­tat­o San Carlo Borromeo ha orga­nizzato per il 28 gennaio alle sette di sera un Rosario pubblico in ripa­razione dello spettacolo blasfe­mo davanti al Teatro Parenti. Andrea Bisicchia, responsabile culturale del teatro, insegna al­l’Università cattolica. E i vertici del Parenti assicurano che la sce­na incriminata a Milano non sarà rappresentata: «Gli escrementi non ci sono più da tempo.L’opera finisce con Cristo che piange sul dolore dell’umanità.Abbiamo an­che un testo dell’arcivescovo di Oristano che ne parla bene (mon­signor Ignazio Sanna l’ha citata in un’omelia del 2 novembre 2011, ndr). È la storia di un vecchio mala­t­o che soffre di diarrea ed è accudi­to dal figlio. Gli escrementi siamo noi uomini». La Diocesi, sia pur con garbo, non nasconde le proprie perples­sità sullo spettacolo del Parenti, che vorrebbe organizzare un in­contro per parlare del caso e ha in­vitato l’arcivescovo. «Non ci pre­stiamo ai giochini per creare cla­more intorno allo spettacolo» di­ce don Davide Milani, responsabi­le della comunicazione della Dio­cesi. E aggiunge: «Se, come sosten­gono gli organizzatori, la parte peggiore della rappresentazione è stata tolta, aspettiamo di vedere il risultato per dare un giudizio compiuto.

Ho seguito personal­mente quel che è successo in Fran­cia, dove purtroppo a ogni manife­stazione di fedeli aumentava l’af­flusso di pubblico in sala. Ma con­fidiamo nella preparazione del pubblico, che sa riconoscere le opere d’arte». A buon intenditor poche parole.

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