Rosarno, le opinioni dei lettori

I lettori del Giornale commentano i fatti di Rosarno: c'è chi evidenzia la piaga del lavoro nero nelle aziende agricole, chi esige più durezza contro la criminalità e chi, infine, respinge al mittente ogni pregiudizio nei confronti dei calabresi

LE COLPE DEI BUONISTI
Ci vuole più durezza contro la criminalità
Caro direttore, devo esprimerle la mia ammirazione per quanto scritto sul suo fondo e cioè l’invito a sparare sulla ’ndrangheta invece che sui negri. Bravo! Saranno tante le persone come me che le scriveranno la stessa cosa, ma nessuno, tra quelli che decidono, sembra capire che i problemi dell’Italia derivano dal non fare niente contro i delinquenti organizzati. Siamo tutti vittime di camorra, ’ndrangheta e mafia: semplicemente perché non si ha voglia di annientarla. Le leggi ed i mezzi ci sono tutti ma... Continui lei a combattere con la penna contro chi non vuole liberarci dai malfattori, e per quanto riguarda le idee da lei richieste ai suoi lettori, io ne avrei una molto pratica: al Sud c’è tanta disoccupazione? Allora mettiamole un tetto: fino a che essa non diminuisce a un livello diciamo del 10% sarà vietato impiegare mano d’opera straniera così da favorire e invogliare i disoccupati meridionali a occupare tutti i posti disponibili in tutti i campi lavorativi (agricoltura compresa). Chi avrà il coraggio di proporre tale «semplice» misura? --- Anna Brenciaglia

ORGOGLIO SUDISTA
Quanti pregiudizi contro noi onesti calabresi
Caro direttore, per il Giornale gli extracomunitari hanno torto in tutta Italia, meno che in Calabria. Del resto cosa c’è di peggio di un extracomunitario? Un calabrese! I nostri giovani lavorano, anche loro in nero per molto meno di venticinque euro al giorno. E se c’è un popolo, che meglio di altri sa cosa vuol dire razzismo, siamo noi calabresi. Se permette, io sono un calabrese che ha detto no al posto fisso, e mio figlio in Spagna cerca di costruirsi un futuro con sacrifici. Posso assicurarle che tanti calabresi sono nella stessa situazione. Disposto ad ospitarla per meglio farle conoscere Calabria e calabresi. --- Giovanni Romeo, Reggio Calabria

ISTITUZIONI ASSENTI
Possibile che la Calabria non ne sapesse niente?
Egregio direttore, una cosa mi lascia perplesso (ma non tanto) circa i fatti di Rosarno: ma le autorità pubbliche non ne sapevano niente? Le condizioni in cui vivevano centinaia di africani erano note a tutta Italia da molti mesi. Ma sindaco, questore e prefetto della zona non si sono mai resi conto delle condizioni di costoro? O ci vogliono dare a bere che non ne sapevano niente fino a quando il caso è esploso per la rivolta dei diseredati? Il presidente della Regione Calabria, non ne sapeva niente? È questa gente che deve rispondere di menefreghismo ed essere rimossa per incapacità professionale. Questi clandestini vanno subito rimpatriati e in qualche modo risarciti. E se non si trovano giovanotti locali per la raccolta di agrumi e pomodori allora si sospendano i soldi di disoccupazione e i forestali vengano dirottati qui: a far lavori nei campi e non nelle loro presunte foreste! --- Sergio Callegari

UNA PROPOSTA
Togliamo i sussidi a chi non ha voglia di faticare
Egregio direttore, dopo il suo invito ai lettori a indicare possibili soluzioni al problema disoccupazione al Sud, suggerisco: maggior controllo del lavoro sommerso e delle attività illecite, revoca degli emolumenti da prestazioni sociali (cassa integrazione, mobilità, disoccupazione) e delle diverse pensioni nei casi di rifiuto delle opportunità di lavoro che possono essere disponibili. Sono consapevole che queste possano essere banali utopie, soprattutto perché gli abitanti del Sud rappresentano una ambìta fetta di elettorato. Ma, se come ha giustamente riportato nel suo editoriale, il Sud non si aiuta, non ci sono vie di uscita dalla attuale situazione salvo quella di abbandonarlo alla condizione in cui è impastato. --- GPV

I 25 EURO AL GIORNO
Ma gli operai italiani pagano anche le tasse
I gravi disordini di Rosarno ci hanno fatto capire, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, che l’immigrazione clandestina va combattuta seriamente, senza ipocrisie dei buonisti di turno. A proposito poi dei 25 euro giornalieri che i clandestini percepiscono per la raccolta degli agrumi, si tenga conto che sono esentasse. Un operaio regolarmente assunto guadagna 900 euro al mese, cioè 30 euro al giorno e deve mantenere la famiglia, in Italia. I clandestini, quelli che lavorano, tutti maschi, debbono mantenere solo, parcamente, loro stessi, se celibi, o, se sposati, la famiglia rimasta nella terra d’origine, dove un euro vale almeno 3 o 4 volte che in Italia. Ciò, beninteso, non giustifica lo sfruttamento e/o le condizioni miserevoli di alloggio (dovute anche alla volontà di risparmiare e sfuggire ai controlli). --- Lucio Flaiano, Pescara

LETTERA DA ROSARNO
Ma non potete chiederci di imbracciare i fucili
Gentilissimo direttore, lei invita i cittadini di Rosarno e in senso lato quelli calabresi in genere, a sparare ai mafiosi anziché ai negri. Concettualmente nulla da eccepire. Se avessimo il coraggio di affrontare la ’ndrangheta come abbiamo affrontato quei poveri reietti dell’umanità, risolveremmo metà dei problemi che ci affossano l’esistenza. Fosse così facile come lei ci indica, probabilmente sarebbe già accaduto. Purtroppo non è cosi! Le faccio presente che chi ha sparato/sprangato contro quelle povere persone non sono stati i cittadini a cui lei si rivolge ma, verosimilmente, sono proprio quei delinquenti che adesso noi dovremmo fucilare.
La maggior parte dei cittadini rosarnesi, ha decisamente condannato questi episodi barbari e ripugnanti. Molti hanno a loro volta rischiato la propria incolumità cercando di difendere queste povere vittime. Molti li hanno fatti nascondere nelle proprie case per sottrarli alla «vendetta» dei balordi che si facevano «giustizia» da soli.
Ha ragione, direttore, nell’esortarci, seppur sprezzantemente, a sparare contro i mafiosi. Ma il fatto è che i mafiosi sparano per professione, noi onesti cittadini la pistola non la possediamo nemmeno. Noi cerchiamo di difenderci praticando la cultura del lavoro, coltivando la sacralità della famiglia, sgobbando come «negri» per poter mantenere un tenore di vita decoroso. Nessuno di noi è contento di vivere come sta vivendo. Nessuno si vuole rassegnare a farlo, ma, mi creda, alle volte penso che con le normali leggi democratiche questo non sia possibile. C’è bisogno di una presenza straordinaria delle forze dello Stato, perché no, anche di leggi speciali. Chi è onesto non dovrebbe averne paura.
Ma chiederci di imbracciare i fucili è come volerci chiedere di andare incontro a un massacro certo. --- Dott. Antonino Donato, Rosarno (Rc)

LA PIAGA DEL LAVORO NERO
Servono più controlli sulle aziende agricole
Egregio direttore, in chiusura del suo articolo («Anziché ai negri sparate ai mafiosi!») coinvolge i lettori scrivendo: «Ma non ci viene in mente altro. E voi? Chi avesse un’idea più intelligente ce la trasmetta».
Di idee ne verranno fuori a bizzeffe. A mia volta – forse con poca intelligenza – replico con un’altra domanda: «A cosa serviranno le idee se gli “addetti ai lavori” (gli ispettori e i controllori) non fanno il loro lavoro?».
Il fenomeno degli immigrati clandestini è un problema sociale; quello dell’agricoltura è di profitto e speculazione (non trascurando i comportamenti truffaldini).
L’idea? Applicare anche all’agricoltura un minimo di estensione territoriale (20 ettari?) per aver diritto a qualunque agevolazione (i piccoli si riunirebbero in cooperative e lavorerebbero anche loro).
Tutte le aziende obbligate alla stipula di polizze assicurative (ulteriore controllo) inclusi i danni da maltempo.
Le agevolazioni elargite solo dopo la verifica ispettiva e certificata da funzionari pagati dai richiedenti (che risponderanno direttamente del loro operato).
Applicare le innovazioni tecnologiche non solo con contributi ai carburanti o all’acquisto di trattori, ma, soprattutto, con la consulenza – per tutti – di istituti di ricerca universitari (agraria, ingegneria, robotica) su quale siano le coltivazioni, i mezzi e i metodi più adatti. Ogni azienda deve coltivare e produrre non più di due-tre prodotti (quelli «consigliati»). --- Enzo Pettinelli.

LA PIAGA DEL LAVORO NERO
Ora Maroni rimuova i sindaci incapaci
Gentile direttore, non capisco lo scandalo di Bersani contro le parole di Maroni, questi dice che a Rosarno si sono visti i frutti della immigrazione clandestina, quello ricorda polemicamente al ministro che da anni vige la Bossi-Fini. A me le due frasi suonano del tutto complementari e cioè: la legge non viene fatta rispettare per malintesi sensi di accoglienza.

Immigrati clandestini ve n’è dappertutto, ma quel mix di baraccopoli e caporalato alla luce del sole è un degrado del tutto singolare e intollerabile. Io indirizzerei lo sguardo su tre autorità, che non possono non avere visto negli anni, il prefetto, il questore e il sindaco. Già Maroni ha deposto diversi sindaci incapaci. Continui per favore. --- Luigi Fressoia

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