Filippo Grassia
Se la Fiorentina dovesse retrocedere, il chinesiologo Roberto Rosetti si porterebbe a lungo nella testa e nel cuore il rammarico per lincredibile pasticcio (nella città dei Medici parlano apertamente di misfatto) commesso domenica scorsa allOlimpico. Una bella parata, peccato che a farla non sia stato un portiere, ma Zauri, un giocatore qualunque, di quelli che con le mani possono toccare il pallone solo nelle rimesse laterali. Resta il mistero. Rosetti era in posizione invidiabile, a campo aperto, per vedere cosa stava succedendo nellarea della squadra di casa per nulla affollata: quanto doveva bastargli per espellere il difensore di Papadopulo e assegnare il sacrosanto rigore alla Fiorentina. Invece niente.
Miope da entrambi gli occhi. Miope come lassistente Pisacreta, che in questultimo scorcio di stagione ha messo in crisi Racalbuto nel derby romano e Collina in Chelsea-Barcellona. Cosa dire poi dellaltro assistente, il siciliano Consolo, cardiologo di Lanese, il presidente dellAia? O del quarto uomo, il giovane De Marco? Omertà assoluta. Nessuno della quaterna ha visto ciò che tutti hanno visto. Alla fine la Viola ci ha rimesso il rigore, la superiorità numerica e una bella fetta di salvezza.
Vi raccomando poi Giannichedda che allarbitro dice: «Stia tranquillo, Zauri lha preso di testa, il pallone». Ma quando mai. La sua parola donore, violentata dalla cultura del successo, vale quanto una simulazione. Quanta differenza con il comportamento di Di Livio. Nelle prime battute della ripresa il «soldatino», pressato da Seric, è caduto in area di rigore laziale, nei pressi della linea di fondo: rigore, simulazione o altro? Lex bianconero ha spazzato ogni illazione facendo cenno allarbitro che no, non era successo niente di grave. E il bel Rosetti, direte? È rientrato nella sua Torino a macerarsi dietro banali giustificazioni. AllOlimpico aveva detto a Vieri, collaboratore di Zoff: «Non sono riuscito a vedere, mi ha fregato Zauri». Da lasciare in cantina almeno fino a Natale. Vedrete invece che i designatori Bergamo e Pairetto, se rimarranno ancora in auge, lo riproporranno al primo venticello per spianargli la strada verso il Mondiale. Ma Rosetti è recidivo. Ne aveva combinata unaltra di proporzioni galattiche sabato 26 ottobre 2002. Sul finire di Como-Brescia vide ciò che non avrebbe mai potuto vedere, un fallo del portiere comasco Brunner, invece di un fallo a danno dello stesso Brunner. Ne scaturì un rigore per il Brescia che Robybaggio segnò: 1-1 il risultato finale. Ci vorrebbe la moviola, dicono in tanti, compreso il cardinale Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi: «Aiutiamo gli arbitri a prendere le decisioni giuste». E se lo dice un prelato così autorevole, dobbiamo puntare forte sullavvento della tecnologia.
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