nostro inviato a Monza
Se la Formula 1 e i critici avevano bisogno di una dimostrazione concreta di quanto questo sport fosse intimamente un gioco di squadra, il circuito nel Parco brianzolo l’ha fornita in mondovisione.Gioco di squadra perché un pilota fenomeno come Alonso ha fatto un’ottima gara ma non la corsa dellavita,impeccabile e senza sbavature. Gioco di squadra perché Fernando è stato indirettamente aiutato dalla splendida gara del compagno, Massa, agguerrito al punto di tentare di passare lo spagnolo al via (però Felipe, please, basta far così...), e fortunato a tal punto da non sbatterlo fuori nonostante la toccata. Anzi, il brasiliano è stato in grado di spingere all’errore suicida il fino a ieri leader del mondiale, Lewis Hamilton. Gioco di squadra involontariamente meraviglioso, il suo, perché con la McLaren vista a Monza e, soprattutto - va detto e sottolineato più volte- con il Jenson Button di questo campionato, non ci sarebbe stato nulla da fare. Avrebbe vinto il biondo talento elegante fuori e dentro la pista. E Jenson avrebbe vinto se non fosse stato per la squadra Ferrari nel senso più letterale del termine: i ragazzi del box, quei meravigliosi anonimi eroi sportivi con contratto da metalmeccanico che ad ogni gara danno l’anima per regalare un decimo in più ai piloti miliardari.
Un gioco di squadra in tuta da operaio specializzato che ha issato Alonso al terzo posto della classifica mondiale, riaprendo speranze iridate e regalando al popolo di rosso vestito l’orgoglio grande di sentirsi rampante ma anche molto italiano.
BOX FERRARI: 10
A volte una sequenza di freddi numeri porta in dote il calore di una rima baciata e magari un sentitissimo ringraziamento. Come ieri, giro trentasette, pit stop del signor Alonso fin lì secondo dietro Button nel Gp più importante dell’anno, quando un gruppo di meravigliosi ragazzi con in tasca tanta passione e il contratto da metalmeccanico hanno rimesso in pista il fuoriclasse spagnolo davanti all’inglese. Per dirla con il cronometro: 22 punto 955 è durata la sosta complessiva del biondo della McLaren, 22 punto 154 quella del mascelluto iberico. I ragazzi del box hanno regalato a Fernando 8 decimi, quelli necessari per pararsi davanti al rivale. I ragazzi del box hanno vinto il Gp d’Italia.
ALONSO: 8
Primo. Ma è un voto che tiene conto soprattutto di variabili extrapista e della pole stratosferica di sabato. Perché di tutto lo squadrone rosso vestito (ovvero meccanici, ingegneri, Massa compreso) è certamente quello che in gara ha reso al di sotto delle aspettative. Alla partenza ha perso una posizione e nel perderla ha rischiato di chiudere il suo mondiale e quello di Button. In pochi metri, come ha onestamente ammesso lui stesso, ha urtato prima Jenson e poi Felipe. Poi, però, è stato l’immenso Alonso che conosciamo: un ritmo forsennato dietro a Button e quel giro meraviglia prima del pit stop del sorpasso: 1.28.594 lui, 1.29.169 Button. Sei decimi che uniti agli otto confezionati dai meccanici, gli hanno messo in tasca il Gp. Poi, giusto perché in giornata di grazia proprio non era, l’errore in staccata alla prima variante, giro 52, via un secondo e meno male che Button aveva alzato il piede da tempo.
BUTTON: 10
Secondo. Perché ha guidato da Dio, non ha sbagliato una virgola e «vabbè, comunque esco da questo Gp con molti punti in tasca». Vero. E infatti si avventura in un lungo giro di parole molto old english per non dire che il suo compagno Hamilton, mettendosi subito ko, gli ha fatto un regalo grande così.
MASSA: 10
Terzo. Ogni pilota, anche il più lento, è convinto di essere il più veloce di tutti. Per cui ci sarà sempre una scusa nascosta dentro la monoposto per motivare la sconfitta: questa convinzione è figlia dell’ego ipertrofico di chi per mestiere corre. Figuratevi, dunque, che cosa può passare in testa a un pilota quando sa che, per questioni di classifica, non potrà essere - da qui a fine campionato - la prima punta della squadra. Gli girano che è un piacere. Ecco, è girandogli un piacere che Felipe ha scodellato una gara magistrale: è partito meglio di Fernando e l’ha attaccato e attaccando lui ha attaccato Button e guerreggiando con entrambi, in quel velocissimo uno-due delle prime varianti dopo il via, ha indotto all’erroraccio un altro che quanto a ego ipertrofico quasi non trova spazio quando monta in macchina: Lewis Hamilton. Gioco di squadra spontaneo, naturale, involontario che ha fatto felice Alonso e Button. Mondiale riaperto.
VETTEL: 6,5
Quarto. Domanda: il team Red Bull che ha tuonato contro i presunti ordini di scuderia, contro il sorpassaccio di Hockenheim in casa Ferrari, contro la sentenza Fia, a che cosa stava pensando quando il motore di Vettel andava più lento giusto in coincidenza con il sorpasso di Webber messo meglio in classifica e poi ha ripreso d’un tratto a volare? Certo, era un motore – si sapeva – un filo sfiatato e si spiegano così le brutte qualifiche, ma quell’andare a singhiozzo… E alzi la mano chi crede a Vettel: «Non so, non ho capito, intorno al giro 20 c’era qualcosa di strano nella macchina, poi è andato tutto a posto...». Ma dai...
ROSBERG: 7
Quinto. Con la Mercedes di oggi più di così non era dato sperare. E poi Schumi, il compagno, il termine di paragone in servizio permanente era quindici secondi dietro.
WEBBER: 6
Sesto. Se non fosse stato per Hulkemberg che l’ha pirlato per mezza e più gara, sarebbe stato ben più avanti. Comunque era partito male, comunque ha conquistato la vetta del mondiale.
HAMILTON: 2
Ritirato. Benemerito. A caldo dirà: «Errore mio, ma per il mondiale non è finita». E a freddo: «Adesso il mio campionato è a rischio».
SCHUMI: 6
Nono. Si legga alla voce Rosberg... E poi non è il caso di infierire.
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