Macché gufi romanisti, come ha teso a sottolineare ieri qualche speaker di fede laziale. Il pareggio di sabato sera fra Lazio e Lecce tutto è stato, tranne che lincrociarsi di congetture astrali giallorosse. Perché la squadra di Delio Rossi che non riesce a ottenere lintera posta in palio deve il mancato successo allincapacità di pensare da grande e non può incolpare il Fato né i cornetti pieni di sale di chi fa il tifo per altre squadre. Zarate e soci hanno dato limpressione di vivere per 90 minuti la paura di vincere, facilmente riscontrabile non solo nel football e hanno mantenuto la prima piazza della graduatoria (ora in coabitazione con Inter e Udinese) solo grazie a chi, quella paura, non laveva.
Già, a ben osservare la squadra scesa in campo nellanticipo di sabato, lunico che aveva nulla da perdere era proprio il marcatore di giornata, Simone Inzaghi, attaccante bisognoso di riscatto dopo aver rischiato dessere ceduto in estate. Non che gli altri fossero appagati, ma limpressione che troppi riflettori accesi su Formello abbiano distolto parecchie attenzioni è più che palpabile. Così diventa quasi una manna dal cielo la sosta per i match delle nazionali: offrirà un momento di riflessione in più e lopportunità di recuperare qualche acciaccato. Come Rocchi, ad esempio, che morde il freno e cerca di riprendersi una maglia da titolare ai danni di uno fra Pandev e Foggia, «indemoniato» esterno di fascia capace di regalare alla squadra la superiorità numerica in ogni momento del match. I suoi dribbling, accoppiati alla produzione offensiva degli attaccanti, sono stati larma a sorpresa del primo scorcio di stagione (per la Lazio sette successi, coppa Italia inclusa, un pari e un ko da trasferta, nella Milano rossonera) e hanno sdoganato la truppa-Rossi dalletichetta di formazione da centroclassifica. «Per me quello di sabato è stato un punto guadagnato», ha spiegato il tecnico ieri. Poi ha aggiunto: «Purtroppo la troppa voglia di vincere ci ha reso eccessivamente frenetici. Sono comunque soddisfatto della prestazione dei ragazzi, hanno dato tutto, non sono stati mai domi». Euforico senza darlo a vedere per come è andata la domenica (le dirette concorrenti non hanno brillato), il riminese contrariamente a chi avrebbe buttato giù dalla torre il portiere Carrizo lha difeso a spada tratta: «Non lo ritengo in nessun modo responsabile della rete subita.
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