Istanbul - Dopo il primo successo iridato di Simone Corsi con l'Aprilia 125 e la strepitosa vittoria di Andrea Dovizioso con la Honda 250, mancava soltanto Valentino Rossi per rendere memorabile il Gp di Turchia. Ma Valentino non ce l'ha fatta, tradito dalle gomme Michelin, come era già successo almeno tre volte nella passata stagione, tanto da far venire il dubbio al campione di Tavullia che dietro ci possa essere qualcosa. A trionfare, così, è stato ancora una volta Casey Stoner, al secondo successo stagionale: in Qatar aveva primeggiato battendo in volata proprio Rossi, qui ha vinto in solitaria, grazie anche a gomme Bridgestone strepitose (sei moto ai primi sei posti) e a una super Ducati, che ha piazzato tre Desmosedici ai primi quattro posti: come dire che c'è molto tricolore anche sul podio della MotoGP, con Loris Capirossi buon terzo dietro a Toni Elias.
Era nervoso prima del via Valentino, molto più del solito, ma questo non gli ha impedito di scattare bene e di portarsi al comando. Ma alla curva numero 11, una destra da 275-280 km/h, Rossi ha sbagliato, finendo largo e transitando sul traguardo al quinto posto staccato di un 1"8 da Stoner.
«È stato un mio errore» ha ammesso onestamente il campione, che così ha solo complicato, ma non compromesso la sua gara. Con una Yamaha apparentemente senza problemi, Vale è risalito fino alla seconda posizione e al nono giro era a meno di due secondi dall'australiano della Ducati e, quindi, con ancora la teorica possibilità di giocarsi la vittoria. Ma, di fatto, la rincorsa di Rossi si è fermata lì: prima è stato preso a sportellate da Elias, poi, improvvisamente, ha perso contatto, ha rallentato vistosamente il ritmo e ha chiuso il Gp in affanno e staccatissimo al decimo posto. «Problemi di gomme» è stata l'inequivocabile sentenza, quelli che non hanno avuto i piloti Ducati e tutti quelli con le Bridgestone. Mentre alle sue spalle succedeva di tutto (poco dopo il via una terribile caduta ha coinvolto 4 piloti, fra cui Pedrosa), Stoner ha continuato con un ritmo infernale, aumentando giro dopo giro il suo vantaggio. «Alla fine - dice candidamente - ho provato a rallentare, ma più guidavo dolcemente, più andavo forte: incredibile!».
È davvero forte questo ragazzino, 20 anni e la velocità nel sangue: per lui la pressione non sembra esistere, sale sulla moto e pensa solamente a dare gas. La Desmosedici si muove da tutte le parti, «è dura come il legno», tanto per dirla con le sue parole, ma Casey non se ne preoccupa minimamente. Così, su tre gare ne ha già vinte due e con 61 punti, 10 in più di Rossi, guida la classifica iridata. «È il compagno di squadra più forte che abbia mai avuto» ammette Capirossi, nuovamente battuto, ma più che soddisfatto - giustamente - del suo terzo posto. «A Jerez non c'ero con la testa - racconta Loris -, ma qui sono tornato a divertirmi e nell'ultima staccata ho fatto di tutto per battere Barros: ci sono riuscito e sono molto orgoglioso».
In effetti, la manovra di Loris nella curva che immette sul rettilineo è stata spettacolare e corretta e ha fatto vedere che Capirossi, al di là dell'età e del figlio appena nato, è ancora molto competitivo. «Potrei essere il padre di questi due ragazzi» se la ride Loris indicando Stoner ed Elias al suo fianco, 44 anni in due.
Se poi si aggiunge che il pilota della Ducati ha corso con il medio della mano destra rotto con la moto da trial la settimana scorsa, senza che nessuno lo sapesse, la sua prestazione assume ancora più importanza. E anche Marco Melandri è stato bravo, quinto dopo un fine settimana disastroso a inseguire una messa a punto che non esiste: la sua gara è la conferma che nel motociclismo è la determinazione a fare la differenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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