«Rossoblù come Villeneuve del pallone»

In risposta alla lettera inviata dal Sig. Francesco Trevis a codesta Spettabile Redazione e pubblicata il 22/08/06.
Buongiorno Signor Francesco!
È la prima volta che mi ritrovo a rispondere su una testata giornalistica ad una lettera come la Sua! Normalmente, devo ammettere, mi trovo più a mio agio scrivendo sul sito internet del Muro dei Grifoni, forse perché gli interlocutori sono facenti parte di quel «popolo», del quale io sono fiero di appartenere, che Lei definisce «ignoranti» «ipocriti» «arroganti» e «dalle personalità represse» (tutte testuali affermazioni Sue)…il Popolo dei Genoani.
Il motivo scatenante il Suo livore è certamente comprensibile (l’atto vandalico che ha avuto come bersaglio la targa della Via Paolo Mantovani), ma non giustificabile nei termini e modi così poco ortodossi (ma anche poco obiettivi)! Premesso che condanno tale atto vandalico, in quanto l’imbrattatura di una targa presente nella nostra città, come di qualunque altro oggetto di essa facente parte, è sinonimo di inciviltà! Ma dico… proprio voi avete l’ardire di parlare con tutto lo schifo che avete combinato in occasione dell’ultima promozione in A della vostra squadra (do per scontato che Lei sia sampdoriano… lo stile è quello!)? Monumenti, palazzi storici del centro cittadino…tutti pesantemente sporcati, a tal punto da costringere il Comune ad un intervento straordinario di bonifica! Vorrei ricordarLe che l’anno scorso, precisamente l’11 Giugno, la città si risvegliò sotto un tripudio di colori rossoblu… non frutto di vernici, ma di bandiere e festoni da togliere il fiato (ecco forse giustificata la Sua tuttora carenza di ossigeno in certe zone intellettive che La portano a scrivere con certi toni…), fino a portare più di 100.000 Genoani in festa in Piazza De Ferrari la sera stessa, senza che Questi lasciassero la benché minima inneggiante (o denigrante) scritta sui muri storici della città! Sarà stato forse per l’attaccamento orgoglioso alle proprie storiche origini cittadine che non ha fatto tracimare incivilmente cotanta gioia come invece è a voi tristemente accaduto! Lei si lamenta di averne i «cosiddetti» rotti del «popolo», del «vecchio balordo», del «Dna», di questo «orgoglio»… beh, non ci crederà, ma la capisco! Non si può pretendere da Lei (e da chi come Lei) di capire cosa vuol dire crescere in una famiglia dove le parole tradizione, storia, fierezza del proprio passato sono un valore indissolubile ed intramontabile! È normale che non lo capiate, non è facente parte del vostro… Dna! Esiste un vecchio detto che afferma «voi esistete finchè vincete… Noi vinciamo perché esistiamo»… è certamente una forzatura, ma c’è del vero, mi creda!
SpiegarLe cosa vuol dire essere tifoso di una «leggenda» è veramente arduo, se non impossibile ai tempi d’oggi, ma posso comunque provare a farLa riflettere portandole come paragone una leggenda, per la storia dell’automobilismo, come Gilles Villeneuve contrapposto ad un campione d’oggi come Schumacher! Le 6 vittorie di Gilles in tutta la sua carriera sono niente confrontate a quante ne ha portato a casa l’attuale pilota tedesco, sicuramente un grande tecnico, un calcolatore, poco simpatico, ma indiscutibilmente dotato. Ma le gesta sportive di Gilles sono andate al di là della cronaca. Sì, perché dalla cronaca si passa alla storia, ma dalla storia alla leggenda il passo non è detto che venga fatto, anzi, nella maggior parte dei casi la storia rimane storia e basta. Nei casi più belli invece dalla cronaca si passa al mito. Un po’ come in chimica che dallo stato solido si riesce ad arrivare allo stato gassoso senza passare per quello liquido e mi pare si dica «sublimazione». Ecco, alcune figure, per le loro imprese e per come vengono ricordate, si «sublimano». Solo 6 vittorie, dicevo, ma il duello con Arnoux e il giro di pista con una ruota letteralmente esplosa rimangono come immagini di riferimento per le generazioni a venire. Il fato poi rese ancora più profonda questa figura. Il Genoa è come un Gilles del pallone, casinaro, sfigato, contro tutti e contro tutto. Gli altri, gli «schumachermilan» (per gli «schumachersampdoria» è comunque troppo presto e forse… sarà sempre così…) vincono e si esaltano per la cronaca. I «gillesgenoa» combattono e muoiono per la leggenda, ma le loro gesta sono riportate a futura memoria, da padre in figlio, con le lacrime agli occhi.

Per la moda scritta sulla sabbia di una spiaggia, ci sarà sempre un impenetrabile e miliardario pilota tedesco su un bolide rosso ed una maglia rossonera sponsorizzata con una sfera di cuoio della Nike, per la leggenda scritta sulla roccia, ci sarà sempre un piccolo pilota canadese su un’auto rossa con una ruota scoppiata ed una maglia rossoblu scolorita dalla pioggia e dal sole con un Grifone rampante sul cuore, accanto ad un pallone di cuoio con i lacci. Concludendo, dunque, la leggenda non si tocca e non si discute, se ne parla, ma quasi a chiederne il permesso.

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