Rotondi offre la presidenza ad Andreotti

da Roma

Allora segretario, si aspettava un «battesimo» del genere? La risposta di Gianfranco Rotondi è già nella sua espressione raggiante e comunque il leader della Democrazia cristiana spiega: «Ero ottimista ma un successo di queste proporzioni non me l’aspettavo. C’era tantissima gente e mi ha colpito incontrare 56 ex deputati Dc».
Perché questo passaggio?
«Ora, dotandoci del vecchio statuto della Dc, siamo un vero partito e non più un’associazione. Prima ero un “padrone assoluto” adesso sono un segretario che deve realizzare una gestione collegiale del partito».
Come si muoverà la Dc nei prossimi mesi?
«Ho in mente un “rinascimento democristiano” in grande stile. Visto che probabilmente non ci saranno alleanze con i poli dobbiamo trovare 1.000 candidati per le prossime elezioni politiche. Sarà un “autunno caldo”.
Ha messo un po’ di suspense sul nome del presidente del partito che verrà deciso a luglio. Chi sarà?
«Io spero sia Giulio Andreotti. Anche se lui ha detto che si è imposto “un’astinenza politica” ho questa flebile speranza».
Perché il vostro tentativo dovrebbe aver successo dopo una serie di fallimenti di altri? Si ricorderà di Sergio D’Antoni?
«La nostra novità non è essere il “terzo polo” ma essere la Democrazia cristiana. Hanno tutti paura e nessuno vuole allearsi con noi. D’altronde i “nuovi ricchi” hanno paura dei nobili decaduti come noi che hanno deciso di riaprire la vecchia azienda di famiglia. Pensi che nella Margherita è scoppiato il finimondo contro quei pochi che per semplice galateo ci avevano inviato dei messaggi di auguri. Siamo il Msi della seconda Repubblica».
Tra poco ci sarà il congresso dell’Udc. Come reagiranno alla nascita della Dc?
«Per galateo non parlo».
All’Udc e a Marco Follini ha indirizzato parole di gelido distacco…
«Al contrario. Di ringraziamento. Follini ha messo il “turbo” a questa operazione e poi ci ha messo nelle condizione di non essere un “doppione” dell’Udc all’interno della Casa delle libertà».
Rotondi, Catone, mancava solo Buttiglione…
«È un mio maestro politico che ringrazierò per sempre. Nel Cdu garantiva una gestione collegiale del partito che nell’Udc ci siamo sognati. L’Udc agita la polemica solo per incassare qualche incarico in più».
I rapporti con Raffaele Lombardo? Sarebbe un bell’acquisto per la Dc…
«Acquisto no, casomai partnership. Al nostro congresso abbiamo votato favorevolmente per una federazione con il movimento di Raffaele Lombardo. La mia speranza è che a settembre anche loro facciano lo stesso».
Dica la verità: avete la sede di piazza del Gesù, vi chiamate Democrazia cristiana, lo scudo crociato vi manca?
«No, non sento questo problema. E poi come è incontestabile che noi possiamo chiamarci Democrazia cristiana così è incontestabile che lo scudo appartiene a Rocco Buttiglione e Mario Tassone».
Al di là della prospettiva «terzopolista» si dice che abbiate già un accordo sottobanco con Berlusconi…
«Non è vero. E aggiungo che è più facile arrivare a un accordo con l’Unione. Prodi da sempre cerca di “allargare” l’alleanza ai nuovi soggetti e movimenti. Invece Berlusconi per via dei veti di Udc e An non lo può fare. Si ritroverà alle elezioni con quattro “vecchie sciabole”. Forza Italia è troppo impegnata al governo. An è in pezzi. L’Udc invece i pezzi li sta perdendo a uno a uno. Solo la Lega, con un’identità forte e un radicamento sul territorio è una forza viva».
Per il premier ha sempre avuto un debole…
«Berlusconi è stato un grande premier.

Ha governato con la più grande crisi internazionale degli ultimi 30 anni, con l’eredità di un deficit stratosferico e ha sostanzialmente realizzato il programma e garantito la stabilità. Ma tutto questo non gli porterà voti».

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