Rovina l’auto del papà operaio di 23 anni suicida per vergogna

Il giovane di Piglio imita il triste gesto di un ragazzo padovano

Claudio Barnini

Prendere l’auto di papà, farci un giro, finire contro un muro e per la paura tornare a casa per togliersi la vita. Purtroppo è un tragico leit motiv che in questi giorni sembra ripetersi con drammatica regolarità: giovani vite spezzate dall’angoscia di subire chissà quali punizioni, quali reprimende.
E così l’altro ieri a uccidersi è stato Giordano Flavi, 23enne ciociaro, mentre alcuni giorni fa era capitato a un coetaneo 25enne di Padova. Abitavano a centinaia di chilometri di distanza, non si conoscevano affatto eppure si sono trovati uniti dal filo sottile dell’ansia, della depressione.
Giordano Flavi faceva l’operaio, viveva a Serrone, nel comune di Piglio in Ciociaria. Una bella villetta, una famiglia tranquilla, come si dice di solito. Almeno fino a venerdì quando è successo il dramma. Giordano è tornato a casa sconvolto, è salito sul tetto di casa e si è buttato di sotto:: due ore prima aveva rovinato la fiancata della Rover di suo padre.
Nemmeno il fratello era riuscito a calmarlo, del resto era la seconda volta che distruggeva la vettura del genitore. Un’altra volta infatti era successo che Giordano avesse preso l’auto del padre finendo per ammaccarla contro un muretto. Il padre lo aveva duramente rimproverato, ma evidentemente le raccomandazioni non erano bastate. E stavolta poi i danni all’auto erano ben più gravi anche se non certo irrimediabili. «Io gliel’ho detto - ha gridato con le lacrime agli occhi il fratello maggiore -. Lascia stare: la macchina si può aggiustare. Con papà ci parlo io, ma non mi ascoltava ed è finito giù, nel giardino di casa, morto».
Una tragedia che ha sconvolto non solo la famiglia ma l’intero paese che ieri si è stretto attorno ai Flavi ai funerali.
Una settimana fa, come detto, c’era stato un caso simile accaduto a 500 chilometri di distanza, a Carmignano di Brenta, in provincia di Padova. Un altro figlio, più o meno della stessa età di Giordano, si è sparato alla testa perché aveva ammaccato il coupé rosso di suo padre. L’auto l’aveva presa di nascosto per accompagnare una sua amica a casa e lungo la strada di ritorno, all’entrata del paese, era finito fuori strada. Anche lui aveva un fratello che ha tentato di convincerlo a lasciar stare ma è stato tutto inutile: «Ci teneva tanto all'opinione dei nostri genitori». Alle 4 di notte, quando il padre ancora ignaro dell’incidente dormiva, Matteo ha preso il fucile Flobert appeso alla parete del pollaio e, con la bicicletta, ha raggiunto un parco pubblico poco lontano. Lì si è sparato. Nello stesso momento il fratello maggiore, turbato, colto quasi da una premonizione, si era svegliato di soprassalto. Il corpo di Matteo è stato trovato accanto a una giostra per i bambini.


E proprio la settimana scorsa in provincia di Latina la disgrazia di un ragazzo 16enne che aveva preso l’auto, stavolta del nonno, ed aveva finito per schiantarsi da solo sulla strada. Niente rimorsi, non c’è stato tempo. La morte aveva preso prima la sua giovane vita.

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