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Rubò una tv, in libertà dopo 35 anni di carcere

L’uomo fuggì con un televisore in bianco e nero del valore di 140 dollari. All’uscita dalla prigione: «Mi sembra d’aver pagato troppo»

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da New York

Dopo avere trascorso 35 anni in prigione per avere rubato un televisore in bianco e nero Junior Allen è tornato in libertà. L'uomo, che ha 65 anni, era stato condannato al carcere a vita per essere penetrato in Nord Carolina nella abitazione di una donna di 87 anni rubando un televisore a 19 pollici del valore di 140 dollari.
Allen, un afro-americano, era stato condannato nel 1970 al carcere a vita. Da allora la pena massima per il suo reato è stata portata a tre anni di carcere. Nel frattempo Allen ha visto uscire dalla prigione assassini e violentatori finiti in carcere dopo di lui.
L'uomo, appena uscito dal carcere di Hillsborough, ha detto che il suo desiderio maggiore è quello «di lasciare la Nord Carolina prima possibile». Allen è stato rilasciato in libertà condizionata: se si comporterà bene nei prossimi cinque anni la sua libertà diventerà definitiva. Allen era giunto nella Nord Carolina dalla Georgia per lavorare come bracciante agricolo. «Non credo che sia stata fatta giustizia nel mio caso - ha detto Allen -: 35 anni per aver rubato una tv mi sembrano troppi. Tra l'altro, una tv in bianco e nero».
La scarcerazione di Allen arriva qualche mese dopo quella di un altro ex carcerato eccellente: Wilbert Rideau, anche lui afro-americano. Rideau è conosciuto come il cronista delle carceri, perché in cella si è trasformato da un ragazzino nero con tendenze criminali a giornalista apprezzato per cronache e documentari sulla vita dietro le sbarre, che gli sono valsi anche una nomination all'Oscar.
Adesso per Wilbert Rideau si è aperta dopo 44 anni la porta del carcere, grazie a una sentenza che ha ribaltato quelle pronunciate in passato da giurie di soli bianchi in Louisiana.
Rideau, 62 anni, non ha mai negato di aver commesso nel 1961 il delitto per cui si trovava in carcere, l'uccisione di una cassiera di banca nel corso di una rapina nella quale l'allora giovane ragazzino afroamericano si fece prendere dal panico. Ma una giuria di sette bianchi e cinque neri ha riconosciuto per la prima volta, all'unanimità, una tesi che in passato era sempre stata bocciata: l'effetto delle tensioni razziali del periodo sull'operato di Rideau e sui processi nei quali fu condannato prima a morte, poi all'ergastolo.
La trasformazione del reato da omicidio volontario in omicidio preterintenzionale ha permesso di considerare già scontata la pena. «È una cosa nuova, irreale, sto ancora cercando di comprenderla», ha detto Rideau lasciando il tribunale della Louisiana da uomo libero.


Nel corso degli anni, Rideau aveva contribuito a trasformare un giornalino penitenziario, The Angolite, in una testata rispettata sul piano nazionale per le sue analisi e le sue campagne sulle condizioni dei detenuti. Nel 1999 un suo documentario, «The Farm», dedicato alla vita in cella, vinse una serie di premi nazionali e fu candidato all'Oscar.

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