Via Rubattino, una strada senza quartiere

Microcriminalità in piazza Aspromonte e via Marcello

Chiara Campo

Rubattino, zona Lambrate. Da qui comincia il viaggio nella zona 3. Il piano di riqualificazione del quartiere è quasi completato, ma solo nella parte residenziale. I cittadini aspettano la conversione dell’ex Maserati in parco, polo delle attività produttive e del terziario. Progetti sulla carta, perché intanto gli stabilimenti vengono sgomberati e subito rioccupati da rom e abusivi. «Ma anche nella parte residenziale manca una struttura essenziale come l’asilo - accusa Giovanna Tedesco, del Comitato pro-Rubattino -, mancano le infrastrutture, i trasporti: per andare in centro abbiamo solo la 54. E alcune vie appena inaugurate, come Paiardi e Maria Grazia Cutuli, «sono ancora in parte inagibili». Ed è importante «che il quartiere non diventi un dormitorio, ma ci siano iniziative, posti di ritrovo».
Il maxiparcheggio di via Benedetto Marcello: altro terreno di scontro. Il progetto prevedeva mille box interrati in cambio di aree verdi e un campo giochi in superficie. In balia degli eventi il mercato, 200 bancarelle che il comitato di quartiere non vuole ma la linea del Comune per ora è stata che i frequentatori del parchetto dovranno convivere con gli ambulanti. Il quartiere aspetta che si faccia qualcosa.
Zona tre e la sicurezza. Quella che ha bisogno dell’intervento delle forze dell’ordine, come piazza Aspromonte, o via Benedetto Marcello dove la microcriminalità è diffusa, ma ora scippatori e truffatori sfidano anche il caos di corso Buenos Aires. Ma per combattere il degrado a volte bastano più servizi per fare la svolta. Come via Rizzoli che «sembra Kabul», dicono i cittadini: pochi servizi, per trovare un super bisogna macinare strada. «È caduto il muro di Berlino - ironizza un residente - mentre via Palmanova è ancora divisa a metà»: a separare nord e sud c’è la metropolitana di superficie. «Perché non aprono un incrocio a raso, un attraversamento?»: così i residenti a Palmanova sud potrebbero fare la spesa a quel supermercato che sta dall’altra parte della strada senza essere costretti a una lunga camminata, gli altri raggiungerebbero facilmente il parco Lambro.
Poi, nella Milano delle nuove tendenze, anche i quartieri vogliono restyling, perché spesso strada più bella è uguale a più sicura. Si citi piazza Oberdan: vicino ai giardini di Porta Venezia, all’imbocco di corso Buenos Aires, un crocevia che pretende un aspetto all’altezza dell’incarico. E i commercianti hanno sentito parlare del boulevard in corso Buenos Aires 12 anni fa, «il progetto di Italo Rota prevedeva il viale alberato, nuova illuminazione, pavimentazione elegante», spiega il presidente del comitato di quartiere, Paolo Uguccioni. Parole. «Ora basta scuse - insiste -: la nostra via è la quarta più lunga in Europa, famosa in tutto il mondo per lo shopping». Ma prima, va risolto il problema degli immigrati «che stendono la merce contraffatta tutti i giorni davanti alle boutique, i cui proprietari pagano cifre enormi per l’affitto dei locali. Polizia e vigili facciano controlli a tappeto per un mese, scoraggino l’invasione. Ma i vu’ cumprà compiono i reati alla luce del sole». I controlli terrebbero a bada anche «le bande che truffano gli anziani».

In via Valvassori Peroni già un anno fa sono finiti i lavori della biblioteca rionale, un «mausoleo» bellissimo ma ancora impenetrabile: parte delle opere era sbagliata, si è aperto un contenzioso, i cancelli sono ancora chiusi e nel frattempo piove dentro e crescono erbacce. La biblioteca rischia di cadere a pezzi prima ancora che si presti un solo libro.

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