Milano - Il fax parte alle 13.30 del 2 luglio scorso, dalla cancelleria del Tribunale dei minori di Milano. Tra i destinatari - insieme alla Questura, al Comune, ai servizi sociali - c’è anche la Procura dei minorenni di Milano, «fax 02 46758530». Oggetto: «minore El Mahorug Karima», ovvero Ruby Rubacuori. Con quel provvedimento, il tribunale non si limitava a respingere la richieste di affidamento della ragazzina avanzata da Daria Mora, figlia di Lele Mora. Ma ricostruiva anche dettagliatamente l’ultimo mese e mezzo di vita della giovane: a partire proprio dalla notte del 27 maggio, quella della telefonata di Silvio Berlusconi alla questura di Milano, dove «Ruby» era stata portata per un’accusa di furto.
Quel fax è importante. Perché nella sua ordinanza, il tribunale scrive che l’affidamento della ragazzina a Nicole Minetti, consigliera regionale, era avvenuto (in quanto le comunità di alloggio erano tutte piene) dopo avere avvisato il pubblico ministero di turno: ovvero (anche se il nome non viene fatto) quella stessa Annamaria Fiorillo che oggi nelle sue esternazioni dice di non saperne assolutamente nulla, e accusa il ministro degli interni Maroni di «calpestare la verità ». Certo, è possibile che il tribunale abbia sbagliato, prendendo per buone le relazioni di servizio della questura. Ma il fax dimostra che comunque, al più tardi dal 2 luglio la Fiorillo sapeva perfettamente che la minorenne era stata consegnata non a una comunità ma alla consigliera Minetti.
Così, con parole non casuali, l’ordinanza del tribunale ricostruisce la nottata tra il 27 e il 28 maggio scorsi, dopo che Karima era stata portata in questura: «Il pm minorenni, interpellato, ha indicato agli agenti di procedere all'identificazione e fotosegnalamento della minore e di collocarla in comunità; il giorno successivo, 28/5/2010, gli agenti hanno accompagnato la El Mahroug presso l’abitazione di Conceicao Santos Oliveira Michele per prelevare i suoi effetti personali, ma non hanno trovato nessuno; tornati in questura con la El Mahroug hanno constatato la presenza, presso l’ufficio denunce, della Conceicao Santos e di altre due donne, Conceicao Goncalves Ferriera, brasiliana, e Minetti Nicole, italiana, e avendo constatato che nelle comunità per minori contattate non vi era allo stato disponibilità di accoglienza, sentito il Pm minorenni , hanno redatto verbale di affidamento provvisorio della minore alla Minetti, con avviso alla stessa di tenere la minore a disposizione del Pm e di vigilare sul suo comportamento; su disposizione del Pm , gli agenti si sono coordinati con i colleghi del commissariato Ps di Letojanni ».
Per tre volte, come si vede, i giudici scrivono che il pubblico ministero era stato coinvolto nella decisione. Non si parla esplicitamente di un assenso (l’espressione è «sentito il pm»), ma le due citazioni successive sembrano indicare che il percorso era stato concordato con la Procura. A sostenere questa versione non è solo la Questura, dunque, ma anche il tribunale. Il «caso Ruby » viene esaminato nel corso della camera di consiglio del 20 giugno scorso, il 2 luglio parte il fax che sulla base di quella ricostruzione comunica alla Procura la decisione del tribunale. Nessuno presenta ricorso.
Oggi, quel fax aiuta forse a capire perché la Procura della Repubblica - quella dei maggiorenni, guidata da Edmondo Bruti Liberati - abbia chiuso le indagini sulla notte della telefonata dicendo che «le procedure furono regolari».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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