Ruini, «istruzioni» per il voto: difesa della vita e no ai Pacs

Berlusconi: ideali ai quali Forza Italia si ispira da sempre

Andrea Tornielli

da Roma

«Nella situazione attuale», in vista del voto del 9 aprile, meritano «speciale attenzione» il tema del «rispetto della vita umana dal concepimento al suo termine naturale» e del «sostegno alla famiglia legittima fondata sul matrimonio», evitando norme in favore delle coppie di fatto. È il messaggio che ha lanciato ieri il presidente dei vescovi Camillo Ruini, nella prolusione al Consiglio permanente della Cei, ribadendo la contrarietà della Chiesa alla legalizzazione delle coppie di fatto, all’aborto e all’eutanasia. Un intervento attento, prudente, che non intende riattizzare in alcun modo le polemiche: il brano del discorso che il cardinale ha dedicato alle prossime elezioni politiche è stato infatti più breve e meno articolato di quello che aveva pronunciato prima del voto del 2001.
Ruini fa notare come i toni del dibattito siano «accesi» e vi siano «molteplici terreni di polemica», ma evita di lanciare appelli alla moderazione ai due schieramenti. Ribadisce la linea adottata dalla Chiesa italiana, che non si schiera in favore di una delle coalizioni o di qualche partito. Ma ripropone «agli elettori e ai futuri eletti quei contenuti irrinunciabili, fondati sul primato e sulla centralità della persona umana». Contenuti, precisa il cardinale, citando le parole di Benedetto XVI, che «non sono norme peculiari della morale cattolica» ma «verità elementari che riguardano la nostra comune umanità».
Due le emergenze che secondo il presidente dei vescovi italiani «meritano speciale attenzione»: il «rispetto della vita umana dal concepimento al suo termine naturale e del sostegno concreto alla famiglia legittima fondata sul matrimonio, in particolare nei suoi compiti di generazione ed educazione dei figli, evitando invece - aggiunge Ruini - di introdurre normative che ne comprometterebbero gravemente il valore e la funzione e non corrispondono ad effettive esigenze sociali». Un riferimento molto chiaro ai Pacs. Per quanto riguarda i criteri di orientamento rispetto ai programmi delle diverse forze politiche, il cardinale rinvia alla Nota dottrinale pubblicata dalla Congregazione per la dottrina della fede nel novembre 2002 (dove sono citati: la difesa della vita, dell’embrione e della famiglia, la libertà di educazione, la tutela dei minori, l’economia al servizio delle persone, la solidarietà e sussidiarietà, l’impegno per la pace non in senso ideologico ma accompagnato dal rifiuto di violenza e terrorismo).
Ruini spiega quindi, con le parole di Giovanni Paolo II, che facendo della Nota un riferimento concreto in vista del voto «sarà possibile evitare la diaspora culturale dei cattolici» e una loro «facile adesione a forze politiche» che si oppongano ai principi della dottrina sociale della Chiesa. Infine, il cardinale ricorda che, per quanto riguarda i Pacs, «segnali senza dubbio preoccupanti» arrivano da vari Consigli regionali che hanno presentato e approvato «proposte riguardanti le unioni di fatto che equiparano in larga misura i loro diritti a quelli delle famiglie legittime». Alcune di queste proposte, aggiunge, «puntano a essere trasferite» in sede nazionale. In un passaggio successivo, Ruini parla della difficile situazione economica, affermando che «serve un impegno forte e condiviso».
Tema principale della prolusione è l’enciclica «Deus caritas est». Due brani importanti sono infine dedicati all’islam. Nel primo il presidente della Cei, dopo aver descritto gli scontri sulle vignette e l’assassinio di don Santoro, spiega che bisogna procedere sulla strada del dialogo, con coerenza al «comandamento dell’amore», ma «senza lasciarsi condizionare dalla paura e senza mascherare l’aperta testimonianza della nostra fede».
Il secondo è dedicato alla proposta dell’ora di Corano nelle scuole, che «in linea di principio non appare impossibile». Ruini, precisando che la questione attiene a un eventuale accordo tra lo Stato e le organizzazioni islamiche, propone due «fondamentali condizioni» che «valgono nei confronti di ogni insegnamento nelle scuole pubbliche italiane» e riecheggiano quelle pronunciate nel 1999 dall’allora cardinale Joseph Ratzinger in un’intervista. Occorre, spiega il presidente della Cei, che «non vi sia contrasto nei contenuti rispetto alla nostra Costituzione, ad esempio riguardo ai diritti civili, a cominciare dalla libertà religiosa, alla parità tra uomo e donna e al matrimonio». Inoltre, «manca finora un soggetto rappresentativo dell’islam che sia abilitato a stabilire con lo Stato un accordo» e «bisognerebbe assicurarsi che l’insegnamento della religione islamica non dia luogo di fatto a un indottrinamento socialmente pericoloso». In ogni caso - ha concluso il cardinale - il paragone con l’ora di religione cattolica «non regge», dato che esso deriva, sulla base del Concordato, dal fatto che i principi del cattolicesimo «fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano». E quanti vorrebbero sostituirla con un insegnamento di storia delle religioni, «non tengono conto del dato si fatto che il 91 per cento degli alunni frequenta liberamente le lezioni di religione cattolica».


Molti i commenti alle parole di Ruini, fra questi anche una nota del presidente del Consiglio, nella quale si legge: «Condivido l’alto richiamo del cardinale alla centralità della famiglia e ai valori della vita, ideali e principi sui quali, fin dalla sua nascita, è schierata coerentemente Forza Italia».

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