Ma che succede al vertice della Chiesa italiana e della Curia Romana? I rumors alimentati dopo il caso Boffo hanno perseguito una strategia che puntasse a rompere l’asse Genova Roma. La finalità è molto chiara agli attenti «osservatori romani», quella di attendere compleanni e scadenze di mandato per sostituire quella che è la coppia di governo scelta da Ratzinger per accompagnarlo nella guida della Sacra Barca Petrina.
Andiamo alla radice dei rapporti e capiamo come nasce la stima che porta a Genova Bagnasco e la successiva «formale» rottura col Segretario di Stato.
È il dicembre dell’anno 2005, Ratzinger sceglie l’arcivescovo di Genova per assegnargli la guida della Segreteria di Stato. Inizia un lavoro molto intenso per accompagnare la successione al vertice della diplomazia vaticana ed il primo fronte ad aprirsi è l’avvicendamento sotto la Lanterna. È in questo momento che fedeli assistenti di Bertone portano all’attenzione del futuro primo ministro del Papa il nome dell’ordinario militare, che verrà poi scelto al posto di un altro genovese di curia romana di stretta osservanza ratzingeriana, recentemente creato Principe della Chiesa.
I rapporti vengono prontamente delineati in occasione della nomina del neo arcivescovo genovese a capo della Conferenza episcopale italiana, Bertone traccia la linea di gestione dei rapporti con la politica, apparentemente svuotando di significato il ruolo del successore del plenipotenziario Ruini, ma solo apparentemente.
È stato, dunque, possibile evincere la strategia del Tarcy in occasione del caso Ruby, in cui il duo B&B ha dato segnali di preoccupazione, ma di una grande stabilità con l’Italia. Bertone si richiama alle parole di Napolitano, Bagnasco si stupisce degli eccessivi mezzi d’indagine. Insomma, in una circostanza nella quale poteva essere facile colpire un governo in crisi, si è invece scelta la linea della stabilità.
Cosa faranno ora i due cardinali, la cui sintonia sembra essere tornata e divenuta strategica? Qualcuno dice che potrebbero pensare a questo tempo di «passaggio» per ricollocare nuovi interlocutori all’interno di realtà significative per il Paese, e ciò in accordo con un Berlusconi sempre più direttamente in contatto coi vertici ecclesiastici e sempre meno mediato.
In molti scommettono che presto le «B» diventeranno tre ed i risultati potrebbero essere quelli di una nuova stagione per il Paese. L’asse è dunque destinato ad allargarsi... a breve.
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