La «lettera aperta» al ministro Scajola volta alla salvezza della piccola e media industria è quanto mai opportuna. Se cè infatti la necessità di salvare i posti di lavoro di Termini Imerese cè altresì l'esigenza di tenere a galla la nostra struttura industriale nel suo tessuto piccolo e medio senza che essa debba essere conservata con misure-salvagente, ma riconducendola al normale ciclo produttivo nell'ambito della multinazionale di Torino. Sulla Fiat che a lungo ha socializzato i profitti e scaricato le perdite sui contribuenti (come ebbe a dire Craxi), piovve l'ironia (a suo tempo) anche di Bertinotti che osservò che avendola la Stato (di fatto) comprata più volte tanto valeva nazionalizzarla definitivamente.
Il richiamo che Lussana rivolge, appare fondato e non suscettibile di interpretazioni volte a nascondere intenzioni parassitarie da parte della piccola e media industria ligure. Corrette relazioni industriali sono opportune a livello regionale e interregionale per interrompere le difficoltà di determinati settori dell'apparato produttivo e per consentire ad essi di poter ripartire e stabilizzarsi in relazione alla produzione e alla produttività. D'altra parte il federalismo, se intende essere autentico e sano non può che basarsi sostanzialmente su una autosufficienza delle diverse regioni. Un discorso a parte merita naturalmente l'interregionalità di frontiera che per la Liguria può ricondursi all'area occitanica quanto a quella di segmenti del mar Tirreno e di quello Mediterraneo. Lo stesso discorso riguarda, a maggior ragione, il settore energetico dove la nostra regione dovrebbe ricercare l'obbiettivo dell'autosufficienza. È in questo modo che il sistema federalistico giova alle regioni ma in particolare allo Stato centrale. Non si tratta naturalmente di costruire tante piccole isole, rinchiuse in se stesse come le curtes medioevali, bensì di entità autonome nell'unità della nostra penisola, capaci di sopperire in primo luogo a se stesse, pur potendo in determinati momenti beneficiare del criterio di reciprocità e solidarietà attivato dallo stesso potere centrale per aiutare gli enti locali a risolvere problemi che essi da soli in determinati momenti non riescono per gravi motivi ad ovviare. È quindi logico che aziende italiane (anche se di portata multinazionale) debbano confermare il territorio da loro occupato e reso (con l'indotto) importante a causa una diversificazione di enti produttivi da loro dipendenti (ma anche passibili di una autonomia produttiva più ampia, ben oltre il mero indotto) sede di un interscambio imprescindibile per se stessi e per i loro partners locali.
È una configurazione questa che può essere apparentata al sistema dei porti liguri che non può che essere armonicamente unitario laddove tutti i singoli soggetti operanti, pur essendo di diversa caratura, risultano necessari gli uni agli altri.
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