Roma È lo stesso ministro Ignazio La Russa a suggerire il confronto con Gabriele D’Annunzio e quindi a dare chiare indicazioni per l’«attacco» del servizio che state leggendo.
Ieri, mentre era in volo su un elicottero CH-47 delle Forze Armate Italiane che lo trasferiva dall’aeroporto di Herat alla base militare di Bala Murghab, il ministro ha partecipato attivamente al lancio di volantini indirizzati alle popolazioni dell’area e inneggianti alla pace. «Così adesso - ha detto scherzando lo stesso La Russa rivolgendosi ai giornalisti presenti sull’elicottero - potrete dire che il ministro è come D’Annunzio».
Il responsabile della Difesa fa riferimento a uno dei capitoli più importanti della biografia del Vate. Quello, insomma, che racconta di una sua impresa aerea. Un’azione che fece epoca quando sul cielo di Vienna (era il 9 agosto del 1918) comparve una squadriglia di otto velivoli italiani guidati proprio da D’Annunzio. Sulle strade della capitale austriaca, in quell’occasione, piovvero volantini inneggianti alla pace e alla fine del primo conflitto mondiale, che lasciò sul terreno oltre 37 milioni di morti.
La memoria di La Russa, tarata sulle imprese più care al patriottismo nostrano, è andata subito alla figura del soldato-scrittore. Eppure le operazioni di propaganda, chiamate in gergo militare psy-ops (psychological operations), sono divenute negli ultimi quattro decenni moneta corrente nelle operazioni militari. E le usano praticamente tutti gli eserciti. Compreso il nostro che le ha affidate ai militari del 28° reggimento Pavia di Pesaro.
Nell’occasione specifica i volantini lanciati dall’elicottero italiano che trasferiva il ministro erano indirizzati principalmente alle popolazioni del nord-ovest dell’Afghanistan. Scritti in tre lingue (inglese, persiano e pashtu), i volantini parlano ovviamente di pace e invitano la popolazione a non abbassare la guardia nei confronti dei ribelli. Soprattutto esortano i civili a guardarsi dagli Ied (micidiali ordigni improvvisati che tante vittime continuano a mietere tra i civili dell’area).
Il messaggio è stato ideato per supportare la campagna di reintegrazione degli insorti promossa e attuata dal governo afghano. Rappresenta un combattente che abbandona la via della violenza e ritorna al suo villaggio. Il messaggio principale recita «il benessere proviene dalla pace», e comunica sinteticamente che senza le necessarie condizioni di stabilità il processo di ricostruzione e sviluppo dell’Afghanistan non potrà essere attuato. Viene riportato inoltre anche una citazione del Corano: «La pace è felicità». Il volantino - spiegano i responsabili della missione - è stato testato con successo attraverso specifici focus group composti anche da persone analfabete che hanno comunque compreso pienamente il contenuto del messaggio. Tra le altre psy-ops messe in campo dal 28° reggimento anche un’emittente radio (Sada-e-azadi) che offre un palinsesto di notizie, rubriche e approfondimenti diffusi in persiano e lingua pashtu.
La zona coperta dal volantinaggio aereo riveste particolare importanza in quanto ci sono ancora sacche di resistenza armata. L’ultimo attacco nella provincia di Badghis è avvenuto solo tre giorni fa impegnando un avamposto americano e costringendo gli italiani a intervenire con i mortai da 120 mm.
Durante la tappa ad Herat il ministro della Difesa ha avuto modo, poi, di tornare sul tema dell’addestramento delle truppe afghane. «C’è bisogno di istruttori dei Carabinieri e degli Alpini e pensiamo di chiederne altri quattrocento».
Sull’ipotesi di un possibile futuro impiego dei militari italiani in altre aree al di fuori della zona controllata il ministro è stato chiaro: «Abbiamo avviato una discussione per mantenere il nostro contingente nell’area e al momento non c’è alcuna ipotesi di contrasto».
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