La Russa: «I rapiti? Sono irresponsabili»

Il governo farà di tutto per riportare a casa i coniugi Cicala, nelle mani dei tagliagole di Al Qaida, ma quando avverrà il ministro della Difesa Ignazio La Russa li accoglierà «non come due eroi. Per me saranno solo due imprudenti». Lo ha detto ieri intervenendo al programma Il fatto del giorno su Rai Due. Il responsabile della Difesa ha interpretato il pensiero di molti italiani. Agli stessi diplomatici coinvolti nel caso gli amici chiedono «perché rovinarsi l'anima in questi giorni di festa» per due connazionali che si sono infilati fra le fauci del lupo. Prima del sequestro il ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva detto ironicamente «speriamo che nessuno si sogni di passare le vacanze con un trekking in Afghanistan».
Ieri La Russa ha parlato ancora più chiaro: «Gli appelli della Farnesina a non recarsi in luoghi in cui possono esserci dei pericoli, soprattutto così, all'avventura, sono più che giusti». Il ministro della Difesa ha ricordato che Sergio Cicala aveva già vissuto una «disavventura», quando anni fa è saltato in aria su una mina, sempre in Africa, perdendo la sua compagna.
«Per carità, il governo, tutti, faremo il possibile per riportarli a casa. E anche l'impossibile, però credo che non sia giusto che si vada a cercare l'avventura in mezzo al deserto. E poi, se succede qualcosa, se non si riesce a liberare gli ostaggi, si afferma che il governo non è in grado di farlo», ha tuonato in televisione La Russa. «Per i coniugi Cicala - ha aggiunto il ministro della Difesa - voglio usare per ora una parola molto cauta: due imprudenti che non solo mettono a repentaglio la loro vita ma (impongono) la necessità di avviare una serie di attività costose, complicate e pericolose per altri uomini».
L'Italia opera «in stretta collaborazione con Francia e Spagna» per ottenere la liberazione dei sei ostaggi europei in mano ai tagliagole di Al Qaida nel Maghreb islamico. La coppia italiana, tre spagnoli e un francese. Lo ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sottolineano che la collaborazione è dettata dall’«interesse comune a liberare gli ostaggi».
L’Italia non ha una radicata e capillare presenza nell’Africa occidentale. L’ambasciata più vicina all’area nel nord del Mali, dove sarebbero tenuti prigionieri i rapiti, si trova a Dakar, in Senegal. A Bamako, capitale del Mali, possiamo contare su un console onorario, invece la Spagna ha una robusta rete diplomatica nell'area, come la Francia, che colonizzò l’Africa occidentale. L’aspetto più importate della collaborazione con i francesi è la loro base aerea a Dakar. La ricognizione fotografica in volo, o ancora meglio i silenziosi e piccoli velivoli senza pilota possono essere molto utili in questo momento per individuare i luoghi dove vengono tenuti gli ostaggi e seguire gli eventuali spostamenti. L’Italia non ha strutture del genere nell’area, ma questo non significa che stiamo a guardare.
L’ambasciatore a Dakar, Giuseppe Calvetta, ha incontrato lo scorso fine settimana il presidente del Mali, Amadou Toumani Touré, che era già impegnato per la liberazione degli altri ostaggi europei.

I tre cooperanti spagnoli della ong «Barcelona Acciò Solidaria» erano stati rapiti il 29 novembre a nord della capitale della Mauritania su una delle strade principali del Paese. L’ostaggio francese, invece, è stato preso in Mali.
Il problema immediato è che uno degli spagnoli, da un mese nelle mani dei tagliagole islamici, ha problemi di salute e necessita di urgenti cure mediche.

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