La Russa: l’Italia ha ancora da fare a Tripoli

La Russa: l’Italia ha ancora da fare a Tripoli

L’Italia è pronta a fare la sua parte in Libia anche nella prossima, imminente fase della ricostruzione di un Paese devastato da otto mesi di combattimenti e violenze. E dopo che lunedì prossimo sarà conclusa la missione Nato, si apre anche una prospettiva militare, avendo le nuove autorità libiche richiesto che una coalizione internazionale rimanga nel Paese per garantirne temporaneamente la sicurezza. «Sarebbe un errore sottrarsi - ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa che ieri ha tenuto un’informativa davanti al Senato - e credo che nessuno ci stia pensando. Penso che l’Italia non vorrà certo tirarsi indietro».
Una richiesta di aiuto è già arrivata da Doha, dove erano riuniti i capi di stato maggiore dei Paesi che hanno partecipato alla missione della Nato in Libia. Nella capitale del Qatar si è parlato della creazione di una nuova coalizione internazionale composta da 13 o forse più Paesi, della quale anche l’Italia potrebbe far parte, e che potrebbe essere guidata proprio dal Qatar. «Si tratta solo di una delle ipotesi di cui è prematuro parlare - ha precisato La Russa -. C’è stata solo una riunione militare e non politica, sono state fatte delle ipotesi di intervento che ovviamente i governi dei singoli Stati dovranno prima valutare».
Il ministro della Difesa ha anticipato alcuni dei settori in cui il nostro Paese potrebbe dare un contributo : serviranno «personale per la formazione e l’addestramento delle forze libiche, esperti per il controllo delle armi chimiche, delle armi antiaeree spalleggiabili e per lo sminamento umanitario», nonché il trasporto e l’assistenza dei feriti libici in Italia.
Premettendo che «saranno ovviamente decisivi l’orientamento e le richieste del nuovo governo libico e le coerenti decisioni degli organismi internazionali», La Russa ha ricordato che «storia, geografia e cultura assegnano all’Italia un ruolo preminente nei confronti del Paese amico». E su questo punto il ministro ha lanciato una frecciata a Parigi: «Sento dire da esponenti francesi che loro hanno fatto molto per la Libia e che la Libia ora se ne deve ricordare. Noi non abbiamo bisogno di fare sollecitazioni né al governo né al popolo libico. Sia i responsabili del Cnt sia il popolo conoscono il ruolo determinante avuto dall’Italia».
Nel corso della sua informativa al Senato La Russa ha toccato anche altri aspetti della questione libica. Ha ribadito che l’uccisione di Muammar Gheddafi «non era un obiettivo militare della Nato», aggiungendo che proprio «un rapporto non solo di vicinanza geografica, ma anche umana e culturale» impone all’Italia di porre domande sulle modalità della morte del Colonnello e di ottenere delle risposte.

La Russa ha poi voluto minimizzare il problema creato dal presidente del Cnt Abdel Jalil quando ha dichiarato di voler fare della legge coranica il fondamento del diritto in Libia. Si tratta, secondo il ministro, «solo di un problema di interpretazione: Jalil è un uomo molto religioso ed estremamente moderato, che dà della sharia un’intepretazione condivisibile».

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