Dalla Russia cala il gelo tra Silvio e Giulio sul posto da vicepremier

nostro inviato a San Pietroburgo

La bufera di neve che si abbatte sul lago Valdaj è l'immagine che meglio racconta il grande freddo di queste ore tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Non tanto perché davvero la dacia di Vladimir Putin sia stata colpita da un'improvvisa tempesta - al punto da impedire al Cavaliere di ripartire in orario per Roma così da affrontare il faccia a faccia in programma in mattinata con il titolare dell'Economia - quanto perché il premier decide di prolungare la sua permanenza in terra di Russia e non si cura affatto di affidare ai media una spiegazione credibile. Anzi, nessuna spiegazione. Se non quella data da Gianni Letta che a Palazzo Chigi aggiorna il Consiglio dei ministri a data destinarsi. «Il tempo ha ritardato la tabella di marcia del premier e non gli consente di rientrare», spiega. A San Pietroburgo, però, a parte il cielo plumbeo e qualche goccia di pioggia non si ha notizia di alcuna bufera, tanto che dopo neanche un'ora è il portavoce di Putin, Dimitrij Pescov, a svelare il mistero: «Berlusconi ha voluto provare le capacità dell'aereo antincendio Be-200 utilizzato dalla Protezione civile russa ed è salito a bordo per un volo di ricognizione». Con buona pace di Tremonti, insomma, il Cavaliere preferisce approfittare per un altro giorno del soggiorno a Valdaj e delle migliaia di chilometri che lo dividono da quello che è ormai diventato uno scontro all'arma bianca all'interno del governo. E il ministro dell'Economia coglie tutte le sfumature della vicenda se aprendo la conferenza Stato-Regioni si lascia scappare una battuta eloquente: «Direi che Berlusconi è stato bloccato da una nebbia fitta, molto fitta...».
Nebbia che, a dire il vero, non sembra diradarsi granché. Se è vero, infatti, che il ministro dell'Economia sblocca tre milioni di euro in tre anni per la Sanità delle regioni dopo mesi di tira e molla, non passa inosservata la nota che Raffaele Fitto affida alle agenzie di stampa per commentare l'accordo. Il ministro per gli Affari regionali, solitamente prudente e sempre in grande sintonia con Gianni Letta, non ci gira troppo intorno e parla di «questione che poteva essere chiusa già da almeno due mesi» per poi sottolineare che l'intesa «modifica totalmente le cifre della Finanziaria». La traduzione, neanche troppo sotto traccia, è semplice: perché Tremonti non ha sbloccato prima la partita e, soprattutto, come mai una manovra che è sempre stata intoccabile può oggi essere rivista tanto che saltano fuori tre milioni di euro? «Che - fa notare un ministro di An - potevano magari essere utilizzati per il taglio dell'Irap».
La tensione, insomma, è ancora piuttosto alta. Anche perché Fitto ha ormai da mesi un conto aperto con Tremonti al punto che la scorsa settimana - in una riunione a cui erano presenti anche alcuni capi di gabinetto - c'è mancato poco che i due passassero dalle parole ai fatti. Il punto, però, è che in questo continua botta e risposta - in parte pubblico, ma sempre più spesso in Consiglio dei ministri e negli incontri riservati - né Berlusconi né tantomeno Letta si sono mai sognati di chiedere al ministro degli Affari regionali un passo indietro. Mentre a far quadrato intorno al titolare dell'Economia c'è sempre la Lega, con Umberto Bossi che assicura che «proteggerà Tremonti» nonostante il «tentativo di farlo fuori». A Palazzo Chigi, insomma, continua a soffiare la bufera di neve che arriva dal lago Valdaj e chissà se il pranzo in programma oggi ad Arcore - presente anche il Senatùr - riuscirà davvero a far tornare il sereno. Il Cavaliere, come al solito, farà di tutto per mediare. Anche se sul faccia a faccia pesa la voce che girava vorticosamente ieri mattina tra i ministri riuniti in attesa del Consiglio.

«Giulio vuole la poltrona di vicepremier, così potrà avere pieni poteri sulla Finanziaria e su di noi», dicono in tanti. E, chiosa più d'un ministro, se il Cavaliere acconsentisse «non farebbe altro che dargli una spinta nella sua corsa al dopo-Berlusconi».

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