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Russia, guerra del gas: rubinetti chiusi all'Italia

Al nostro Paese solo il dieci per cento del volume previsto. Ungheria e Bulgaria a secco. Gazprom penalizza anche Francia e Romania, l'ad di Eni, Scaroni: "Per ora nessun allarme, suppliremo con più forniture da Algeria e Libia"

Russia, guerra del gas: 
rubinetti chiusi all'Italia

di Giovanni Chiari

La crisi del gas tra Russia e Ucraina si è abbattuta ieri pesantemente su tutta l’Europa. Il colosso russo Gazprom ha infatti tagliato le forniture a tutti i Paesi: attraverso il gasdotto Tag l’Italia ha ricevuto solo il 10% del quantitativo normale, ha detto un portavoce dell’Eni. Pesanti tagli delle forniture anche a tutti gli altri Paesi: la repubblica Ceca e la Romania ricevevano il 75% in meno, la Francia il 70%; blocco totale per Ungheria, Slovacchia e Bulgaria, mentre per Turchia, Grecia e Macedonia il taglio era del 90%, pari a quello con l’Italia.

Per Serbia e Bosnia il taglio era del 50 per cento. Meglio se la cavava la Polonia con una riduzione del 15 per cento. Sul perché il gas non arriva in Europa c’è il classico rimpallo di responsabilità: ieri il direttore generale di Gazprom Export, Alexander Medvedev, in una conferenza stampa a Londra ha accusato Kiev di aver chiuso tre dei gasdotti che collegano la Russia con l’Unione europea. Altre fonti molto ben informate sostengono invece che sono i russi a non inviare il metano per far pressione sull’Europa. Medvedev ha anche aggiunto che Gazprom sta facendo «tutto il possibile per aumentare le forniture di gas attraverso percorsi alternativi». Di fatto, però, il gas non arriva. Gazprom si è dichiarata disponibile a sedersi al tavolo delle trattative «in ogni momento» accusando nel contempo l’Ucraina di «rubare» il gas destinato all’Europa.

Si ripete il gioco visto nel 2006, ma con qualche importante differenza. «Possiamo guardare alla crisi in corso tra Russia e Ucraina e alle sue ripercussioni sulla sicurezza energetica dell’Italia con serenità, sempre sperando che la disputa venga risolta a breve», ha detto l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni. «Questa nostra fiducia - ha aggiunto - si basa su quanto da noi fatto dalla prima crisi russo-ucraina di inizio 2006. Da allora Eni ha messo in atto una politica di diversificazione degli approvvigionamenti e di potenziamento degli stoccaggi che permette all’Italia di avere una sicurezza energetica in linea e anche superiore a quella di altri Paesi europei». In altri termini, il potenziamento dei gasdotti con la Libia e, soprattutto, l’Algeria permette di compensare i cali dalla Russia. «Abbiamo già previsto l’aumento dell’import da altri Paesi» ha affermato il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, secondo cui gli stoccaggi italiani «possono assicurare riserve per alcune settimane». Presto dovrebbe inoltre entrare in funzione il rigassificatore di Rovigo che importa metano dal Qatar.



Domani a Bruxelles - ha comunque assicurato il presidente di Gazprom Alexei Miller dopo una riunione con Vladimir Putin - la Russia e i paesi europei si siederanno allo stesso tavolo per cercare una soluzione.

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