(...) di quel centro storico che molti giudicano una polveriera - che sembra messa apposta per far pensare a scenari inquietanti: «Solidarietà alle banlieue in rivolta», questo il testo vergato in pennarello nero negli spazi bianchi di un manifesto che voleva informare sul Festival della Scienza. Nelle stesse ore, il leader della Margherita Francesco Rutelli dissertava sui massimi sistemi politici e sociali negli studi di Primocanale, nel corso di un impegnativo filo diretto di tre ore col pubblico in cui i problemi del degrado delle periferie, e non solo, si sono presi uno spazio tuttaltro che secondario. Le tesi di Rutelli hanno avuto un interlocutore «di pietra», il sindaco Giuseppe Pericu, cui lex primo cittadino di Roma si è rivolto indirettamente con una sorta di appello: bisogna aggiornare lazione dellamministrazione comunale - questa la sintesi del discorso di Rutelli davanti alle telecamere - per affrontare al meglio situazioni critiche come quella della diga di Begato, e più in generale il degrado delle periferie genovesi. Una posizione che prende le distanze dagli argomenti di Prodi, e anche da quelli, altrettanto catastrofisti, espressi di recente da don Andrea Gallo, secondo il quale, fra laltro, «chi è escluso rimane escluso, ed in più è perseguitato. Se l'Europa continua a chiudersi, a comportarsi come una fortezza, a schiacciare e non ascoltare, i risultati sono questi». Anche perché «da qualche anno nel mondo intero i senza voce e gli oppressi hanno preso coscienza di un sistema che li vuole emarginare». Aprirsi e capirsi, dunque, è per don Gallo l'unica soluzione. Altrimenti «la collera dei poveri» esploderà. A Parigi e in altre mille città.
Nel frattempo, il sindaco Pericu trova modo di replicare a Rutelli e don Gallo sulla rete nazionale, in collegamento con Bruno Vespa per la puntata di «Porta a porta» dedicata alla violenza e al degrado delle città. E lo fa - manco a dirlo - sparando a zero sul governo che taglia i fondi agli enti locali e difendendo a spada tratta la politica della sua amministrazione che, ovviamente, si spende al massimo per lintegrazione delle comunità straniere e la soluzione dei problemi dei cittadini. «A Genova non siamo come a Parigi - attacca Pericu, chiamato in causa dallanchor man televisivo -. Qui da noi i trentamila immigrati non si concentrano in periferia, ma sono distribuiti nel centro storico e nelle varie delegazioni. È vero, comunque, che in tutte le principali città europee esiste una condizione di disagio che interessa fasce più o meno ampie della popolazione residente nella cintura urbana. A Genova, il problema non investe solo gli immigrati, ma anche una parte di cittadini che soffrono disagi dal punto di vista economico». A questo punto parte larringa di difesa: «I Comuni possono fare e fanno - si autoassolve Pericu -, ma se il governo taglia i trasferimenti agli enti locali nella misura adottata nelle ultime leggi Finanziarie ci resta poco da ragionare, nonostante la nostra volontà e il nostro impegno per diffondere una prospettiva di comunità». Insomma, lanalisi sociologica è questa: la colpa di eventuali esplosioni di violenza, come delle prossime precipitazioni nevose, è del governo ladro. E anche a Rutelli può bastare.
Ma il sindaco di Tursi non ha ancora finito di esternare, troppo ghiotta è loccasione del seguitissimo salotto di Vespa per non rilanciare alla grande platea televisiva un progetto che sta particolarmente a cuore al docente esperto di diritto amministrativo, e che contrappone il Comune di Genova al governo e al parlamento: il voto agli immigrati. Pericu prende la palla al balzo per ribadire che anche lestensione del diritto di voto agli extracomunitari può contribuire a superare i conflitti al centro e in periferia: «Il governo - spiega il capo della giunta di Tursi - ha bocciato la decisione presa dal consiglio comunale e inserita nello statuto che concede il diritto di voto agli immigrati regolari. Non vuol dire niente: insisteremo, col ricorso al Tar, perché il provvedimento venga riconosciuto valido». Finito lo spot, il sindaco vola via. Letteralmente: per recarsi a Parigi.
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