Rutelli dà lezioni di governo a Veltroni
14 Luglio 2005 - 00:00Il leader della Margherita contesta un finanziamento di 80 milioni per Villa Doria Pamphilj: «Non mi sembra una priorità per Roma»
Massimo Malpica
da Roma
Francesco Rutelli per un giorno si rimette la fascia tricolore e torna sindaco di Roma, distribuendo suggerimenti, non troppo graditi, a Walter Veltroni. In particolare, il numero uno della Margherita ha «consigliato» al primo cittadino della capitale di lasciar perdere il progetto di interramento della viabilità per riunificare villa Doria Pamphilj, annunciato due giorni fa dal Campidoglio durante la conferenza di assestamento di bilancio 2005 e contestato dallex sindaco. E Veltroni? Incassa, ringrazia e replica: «Grazie Francesco, ma andiamo avanti».
Un botta e risposta formalmente intriso di fair play, ma che nella sostanza è una rottura quasi senza precedenti. Per Antonio Tajani, capogruppo di Forza Italia allEuroparlamento, «Rutelli che critica Veltroni su villa Pamphilj» segnerebbe addirittura «la fine di unepoca».
Tutto comincia martedì, con lannuncio dellultimo progetto da parte di Veltroni e dellassessore capitolino ai lavori pubblici, Giancarlo DAlessandro che, per riunire i 200 ettari dello storico parco di Roma, tagliato a metà dalla via Olimpica, allinizio del 2006 intendono avviare il cantiere - che dovrebbe durare un paio danni - per interrare 1.700 metri di strada con due gallerie separate. Costo previsto, 80 milioni di euro.
Lidea piace a Legambiente, che non perde tempo per strizzare locchio a Veltroni e plaudire ai sottopassi nel parco, «utili a valorizzare la nostra città». Ma lennesimo coro di consensi si spezza, e il tunnel che dovrebbe unire finisce per dividere. La voce che stona arriva da un amico: Rutelli. Che, dalla festa romana della Margherita, colpisce e affonda lidea del suo successore. «Bisogna convincere il sindaco a non spendere 80 milioni per riunificare Villa Doria Pamphilj», attacca il presidente dielle, prima di entrare nel merito del progetto, contestandolo: «È un investimento giusto ma non mi sembra una priorità, o quanto meno è una priorità di seconda fascia», prosegue Rutelli, che insiste sul punto. Spendere 80 milioni di euro non è un problema, anzi, «va benissimo, ma le priorità della città mi sembrano altre». E, in pieno amarcord, ecco un altro consiglio per Walter, quasi una lezione da «sindaco ombra»: «Se vogliamo parlare di una grande area ambientale - spara Rutelli - allora pensiamo alla riunificazione del Circo Massimo con il Palatino».
Il primo inquilino del Campidoglio, ovviamente, non gradisce luscita pubblica del precedente padrone di casa. «Quella di Francesco è unopinione della quale terremo conto», chiosa diplomatico Veltroni, concedendo a Rutelli che «anche lipotesi della riunificazione dellarea tra il Circo Massimo e il Palatino è suggestiva» e ricordando che «in ogni caso stiamo parlando di quelle indicazioni di ordine archeologico e ambientale che hanno costituito e costituiscono una delle priorità delle nostre amministrazioni». Una «rettifica» stemperata da un cortese uso del plurale. Ma fatto sfoggio di buonismo, Veltroni alla fine taglia corto e rivendica a sé merito e responsabilità delle scelte di governo della Città eterna: «Per ora, comunque, abbiamo deciso di finanziare il progetto per la riunificazione di Villa Pamphilj, sogno storico degli ambientalisti, dei cittadini del quartiere e di tutti i romani, del mondo della cultura. Un sogno - conclude il sindaco - che speriamo di poter presto realizzare». Insomma, piaccia o no a Rutelli, Veltroni va avanti per la sua strada. Interrata.
La frattura è evidente, così tanto che lufficio stampa dei Dl si affretta a diramare una nota: tra Rutelli e il sindaco cè «piena concordanza», le osservazioni critiche sui tunnel di Villa Pamphilj del leader centrista «vanno circoscritte alla loro giusta dimensione». «Se anche il leader della Margherita critica le scelte amministrative di Veltroni - chiude Tajani - vuol dire che qualcosa non funziona nei rapporti tra le forze della maggioranza in Campidoglio. La sinistra a Roma si divide».