Rutelli insiste: i Ds ci hanno scippato

da Roma

Continua a tirare aria di tempesta all’interno del centrosinistra. Perché, nonostante il via libera al listone unico tra Ds e Margherita (ma solo per la Camera) in vista delle politiche del 2006, le frizioni tra i due partiti portanti della coalizione vanno sempre più aumentando. Così, dopo aver platealmente disertato il vertice dell’Unione di lunedì convocato da Romano Prodi, Francesco Rutelli decide di mettere nero su bianco i suoi malumori. E, in un’intervista al Corriere della Sera, accusa i Ds di imporre agli alleati solo veti. La querelle è esplosa sul caso Sicilia, perché - spiega Rutelli - «era concordato che il candidato» per la presidenza della Regione «toccasse alla Margherita, al partito cioè che in Sicilia è più forte e che ha dimostrato di saper intercettare lo scontento degli elettori del Polo». Invece, attacca Rutelli, «i Ds hanno puntato sul candidato scelto dalla sinistra radicale», Rita Borsellino. «È una persona stimabile e che stimo - aggiunge -, ma il suo profilo non credo risponda ai requisiti giusti di chi deve guidare una regione tra le più grandi e difficili d’Europa». «Con un candidato voluto dalla sinistra radicale - aggiunge - non si vince». E ammonisce: «C’è il rischio che, scegliendo Rita Borsellino, si apra un referendum improprio sul nome di suo fratello, Paolo Borsellino, un martire della lotta alla mafia». «Se l’avessimo fatto noi - sottolinea Rutelli -, se in una regione rossa, anziché sostenere il candidato dei Ds, avessimo appoggiato un candidato sostenuto da altri partiti saremmo stati accusati di rompere l’unità delle forze riformiste». Insomma, conclude il leader della Margherita, «una brutta e falsa partenza nel cammino della lista dell’Ulivo e del futuro Partito democratico».
Parole, quelle di Rutelli, che non sono affatto piaciute in casa Ds, scatenando commenti sì ufficiosi, ma al vetriolo. «Ma che vuole la Margherita? Millantano di essere il primo partito della Sicilia - dicono al Botteghino - mentre noi abbiamo almeno 50mila voti in più. Hanno già il sindaco di Caltanissetta, Enna e Ragusa. E pure il candidato di Messina e Palermo. Ma che vogliono ancora?». Insomma, una situazione tesa, al punto che Antonio Tajani, capogruppo di Forza Italia al Parlamento europeo, parla della Sicilia come «nuovo terreno dello scontro interno alla sinistra».
Caldo anche il fronte aperto dall’arrivo dei Radicali nel centrosinistra. Proprio nell’incontro di lunedì Clemente Mastella aveva battuto i pugni sul tavolo: «Pannella viene ai vertici? Allora non vengo più io». Un segnale forte dell’insofferenza di alcuni partiti - tra cui certamente l’Udeur - per la campagna contro la Chiesa lanciata dalla Rosa nel pugno (il nuovo soggetto politico nato dalla fusione di Sdi e Radicali). Segnale di cui non pare curarsi Enrico Boselli, che ancora ieri rilanciava sul Vaticano. «Casini dal Papa per consultazioni politiche?», si domanda ironicamente il segretario dello Sdi. Che poi spiega: «Leggo con grande sorpresa su La Stampa che il Papa in prima persona starebbe facendo una sorta di consultazioni con i principali leader politici cattolici italiani su temi quali la scuola, la famiglia e la società. Insistentemente si attribuisce addirittura al capo della Chiesa un interesse per una ricostruzione di un forte centro cattolico».

«Che si possa arrivare a configurare un ruolo così penetrante del Vaticano negli affari interni dello Stato italiano - conclude - è la più evidente e plateale dimostrazione del clima che si è creato a seguito dell’offensiva neo-integralista guidata dal presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Ruini, senza che vi siano state reazioni sufficientemente adeguate da parte di tutto il mondo politico del nostro Paese».

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