Roma - Francesco Rutelli ufficializza la propria candidatura a sindaco di Roma. Lo fa a Testaccio, al teatro Vittoria (un nome bene augurante, dice) durante una conferenza stampa in cui spiega, appunto, di avere ascoltato le voci della città in un modo nuovo, senza preavviso. "Ho ascoltato le spereanze e le critiche - ha detto, raccontando i suoi 10 giorni di contatto con i romani - era una mia esigenza perché volevo verificare la capacità di avviare un dialogo con le persone. È stato un processo reale, non rituale né formale. L’esito è stato un giudizio positivo e per questo dichiaro la disponibilità alla mia candidatura".
Rutelli non entra troppo nei dettagli ma dice che la sua candidatura potrà avere successo se si metterà in moto un processo di partecipazione dei cittadini. Dice di immaginare Roma come la città più innovativa del mondo, "un po' genio e un po' regolatezza": genio per la sua naturale universalità e pluralità, regolatezza perchè ognuno dovrà rispettare le regole del vivere civile". Chi non lo farà sarà sanzionato in maniera adeguata. Questa sembra essere, al di là della propaganda elettorale, l'unica vera novità individuata da Rutelli: far rispettare le regole.
Parla dei bambini dei campi nomadi, Rutelli, e dice che devono andare a scuola, che devono essere strappati alla strada. Il rispetto della legalità sarà "la sua bandiera". Rutelli preannuncia che si candiderà anche alle elezioni politiche, ma se verrà eletto sindaco non andrà in parlamento.
Se Veltroni si ispira a Obama lui, Rutelli, va sul sicuro e rispolvera Clinton.
Dice che l'ex presidente americano durante una cena a Londra gli ha spiegato come la politica sia quello che bisogna fare domani. Poi ricorda le parole di Giovanni Paolo II, "Damose da fa'". Una strizzatina d'occhi agli elettori cattolici non guasta mai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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