Roma - Lo scontro interno alla maggioranza sull'allargamento della base militare di Vicenza (nella foto un gruppo di lavoratori della base che protestano a favore del suo ampliamento davanti a Montecitorio) crea imbarazzi e non poche difficoltà al governo. "Non è pensabile che una simile decisione - dichiara il capogruppo del Prc al Senato
Giovanni Russo Spena - venga presa ignorando il parere del parlamento e dei cittadini. Il governo non può permetterselo. La questione dovrà essere sottoposta a un referendum". Il leader dei disobbedienti del Nordest, Luca Casarini, promette dura battaglia: "Non basteranno i carabinieri e la polizia per fermare la protesta della gente, impediremo con ogni mezzo necessario la costruzione della base. Questo è il governo più filo americano e filo guerra che ci sia". Sull'eventualità di un referendum che coinvolga i cittadini di Vicenza, Casarini replica secco: "Non lo faranno. Del resto la gara d'appalto era già stata fissata a Vicenza per il mese di marzo. Ciò significa che erano già sicuri che avrebbero ottenuto il sì del governo". Anche Gloria Buffo, esponente della minoranza Ds, esprime non poche perplessità sull’ampliamento della struttura militare: "È spropositata rispetto alla città, che assolutamente non la vuole. E non è coerente con l'idea che abbiamo di politica internazione e di difesa. Se la città non vuole la base è giusto fare il referendum, come ha detto anche D'Alema. E certamente
vincerebbero i no".
Ma il coro di proteste contro la base non è unanime, ed è proprio questa la ragione dei forti imbarazzi in seno alla maggioranza. Per l'ampliamento della base di Vicenza "c'è un accordo stabilito dal precedente governo - afferma il sottosegretario agli Esteri Vittorio Craxi -. Gli
accordi devono essere rispettati". Il verde Pecoraro Scanio, ministro dell'Ambiente, preferisce glissare sul referendum: "Abbiamo
criticato duramente il fatto che il comune di Vicenza non faccia fare il referendum. Esprimersi
è un diritto che deve essere rivendicato. Prodi farebbe bene a insistere e
a ottenere che i cittadini di Vicenza abbiano il diritto a esprimersi".
Forti le perplessità sulla tenuta della maggioranza denunciate dalla Casa delle Libertà. Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Renato Schifani, sottolinea come "sulla base Usa la sinistra massimalista lancia il sasso e nasconde la mano. La sua protesta non è credibile, anche se fa scendere in campo figure istituzionali che dovrebbero imporsi maggior cautela. Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi – aggiunge Schifani - presentino una mozione in parlamento.
Solo in questo modo si garantisce la serietà e la trasparenza del dibattito politico".
Nel commentare le polemiche Ignazio La Russa, capogruppo alla Camera di An, sceglie il sarcasmo: "Voglio darvi una vera notizia: An è perfettamente d'accordo con Rifondazione. Il governo deve venire in Aula alla Camera per spiegare la sua posizione sulla base di Vicenza. Deve venire in aula e spiegare la sua ambiguità a tutto il parlamento".
Il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini ribadisce un concetto molto chiaro in seno al centrodestra: "Un paese serio mantiene gli impegni e una minoranza di facinorosi non può pensare
ad impedire con atti di violenza l'assunzione doverosa di responsabilità a un governo che ha
degli impegni con gli Stati Uniti". Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli (Lega Nord) puntualizza invece come "Prodi non riesce a dire un sì convinto alla cosa più naturale del mondo, ma lo maschera dietro ad una non opposizione per
non irritare le ali estreme della maggioranza".
Molto critico nei confronti di tutta politica estera del governo è il commento del senatore a vita Francesco Cossiga: "La Rai dovrebbe fare una trasmissione con quiz a premi per indovinare quale sia la politica estera italiana.
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