«Sì al Dalai Lama se rinuncia all’indipendenza»

da Pechino

La Cina è pronta ad avviare le trattative con il Dalai Lama se il leader spirituale dei tibetani rinuncerà all’indipendenza del Tibet: «Quando il Dalai Lama riconoscerà che il Tibet è parte inalienabile del territorio cinese... E quando il Dalai Lama rinuncerà agli sforzi di spaccare in due il Paese, saremo nella posizione e saremo disponibili alle consultazioni e al dialogo», ha dichiarato il premier cinese Wen Jabao in conferenza stampa nell’ambito della sessione annuale del Parlamento. Il premier cinese ha aggiunto: «La porta è sempre aperta».
La Cina accusa il leader spirituale dei tibetani, il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, di condurre una campagna clandestina per ottenere l’indipendenza formale, nonostante dichiari di volere un’autonomia maggiore nella speranza di preservare la cultura dei buddhisti tibetani.

Il Dalai Lama, che nel 1979 ha ricevuto il premio Nobel per la pace, chiede per il Tibet quella che definisce «una vera autonomia» e ha più volte affermato in discorsi pubblici e interviste di non essere favorevole all’indipendenza del territorio.
Nel 1950 le truppe comuniste cinesi occuparono il Tibet. Nel 1959 il Dalai Lama lasciò il Paese e si insediò nella città dell’India settentrionale, Dharmsala. Da allora non ha più visitato la sua patria.

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