Sì, però...

Che avrà fatto mai il povero Ian Fisher, corrispondente dell’ultra liberal, e ultra benfatto, New York Times? Ha raccolto, tra la strada furiosa e Veltroni, Riccardo Illy e Ronald Spogli, le statistiche e i blocchi degli autotrasportatori, un sondaggione fatto a Cambridge la spicciola e dura verità. Siamo alla frutta, e questa anticamera di Natale ci strascina a un 2008 che ci spaventa.
Capisco che un reportage tutto dedicato all’Italia susciti impressione, non facciamo più notizia, a parte buffalo mozzarella, il caffè, Illy appunto, e Prada. Il prosciutto spagnolo impazza, le bollicine restano francesi, la pizza sono convinti di averla inventata loro, e comunque di farla meglio. La politica italiana i corrispondenti stranieri di solito si rifiutano di provare a raccontarla anche perché non la capiscono. Un tempo occupavano un angolo astuto di qualche terrazza «de sinistra» romana, ora neanche più quella, stanno a Parigi, a Berlino, a Bruxelles.
Un po’ rigidamente ma correttamente, Fisher ha scritto che, stando alle parole di un leader come Walter Veltroni, «l’Italia è un Paese che ha perso un po’ di voglia del futuro; c’è più paura che speranza». Poi ha fatto qualche numero di settori nei quali brilliamo per essere tra gli ultimi: uso di Internet, commercio, stipendi, investimento estero, crescita. Però ci rifacciamo in pensioni, debito pubblico, spesa pubblica.
Gli unici libri che si vendono, hanno assicurato al giornalista americano, sono La casta e Gomorra. Siamo pieni di vecchi nei parchi, nel Parlamento e nelle grandi aziende. Cultura, film e musica sono scomparsi con i Fellini e i Pavarotti, anche le famose piccole e medie industrie del Nord Est, che Bill Clinton da governatore venne a studiarsi, non reggono il passo della Cina e dei costi sindacali.
C’è rimasto il grande lusso, degli altri, e Beppe Grillo. Qui non si capisce se Ian Fisher sia stato sostenuto da humour anglosassone o no, siamo invece certi che abbia scritto l’articolo prima del Luttazzi copro-show. Speriamo nei giovani imprenditori prima che diventino vecchi.
Che avrà detto mai Fisher che noi non ci diciamo e scriviamo ogni giorno? Abbastanza perché il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita ufficiale negli States, abbia ritenuto di rispondere, e di proclamare «Sono tutte idiozie». Abbastanza perché l’inviato dell’Ansa abbia palpitato di «uno sgradevole reportage del NYTimes che parla con eccessiva disinvoltura dei vizi e dei difetti italiani» e abbia trascritto «il legittimo orgoglio» e «l’opposizione a letture superficiali e quindi sbagliate» richiesti da Napolitano.

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Provate a immaginare una situazione speculare, un presidente americano che risponde personalmente a una delle tante cattiverie antiamericane di un nostro qualunque quotidiano, e decidete quanto vi sentite infelici.

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