Marcello Sabbatini è una diga, un confine, un nuovo mondo. Marcello è un mago che ha saputo trasformare storie di pistoni e cilindri in racconti di sport e vita e coraggio. Marcello se nè andato sabato notte, partito a 81 anni, però va ricordato rigorosamente al presente perché non avrebbe gradito e perchè i motori come si raccontano oggi sono tutti figli suoi.
Marcello ha posto una diga sul modo di fare giornalismo motoristico, ha tracciato un confine tra il prima delle cronache sui tanti pistoni e il dopo delle storie intrise di segreti ed emozioni. Marcello ha scoperto un nuovo mondo, quello dei piloti raccontati fuori pista, quello della polemica, dellinchiesta.
Sono gli anni Cinquanta e Marcello ama i figli motoristici di questItalia, «Musso, Giunti, Bandini ce li ho un po sulla coscienza» dirà spesso ricordandoli con gli occhi lucidi per quanto li aveva sostenuti e per come se nerano tragicamente andati. Quante volte, nei trasferimenti da corsa a corsa, da Gp a Gp, è in auto con loro. «Come quella volta che ci si ruppe il tergicristallo ma io non mollavo, spingevo sullacceleratore perché dovevamo assolutamente arrivare in tempo e lui a forza di braccia teneva pulito il vetro nel diluvio» ricorda la sua amica di sempre, Maria Teresa de Filippis, la prima donna in F1. Abruzzese, Marcello Sabbatini arriva dalla scuola di Paese Sera e prende per mano - sono i primi anni Sessanta - un foglio grigio e in crisi come Autosprint per trasformarlo in poco tempo in una rivista culto per lepoca. Perché ci sono le notizie, la tecnica - pistoni e cilindri per lappunto -, ma ci sono storie, segreti e motivi, tanti motivi di discussione.
È il 1972, è la Lancia Rally di Munari, né F1 né Ferrari, solo rally, eppure per la vittoria del Montecarlo fanno in tutto 300mila copie, roba mai vista per «Autosprint» e leditoria di settore.
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