Sabrina: «È un mostro Mio padre deve pagare»

Quando la notizia ha spezzato il sottile filo di speranza e si è abbattuta su Avetrana, anche lei si è precipitata laggiù, in quel fazzoletto di terra che custodiva il corpo senza vita di Sara, nelle campagne tra Erchie e Salice Salentino. «Fatemi passare, sono la figlia di Michele Misseri», ha detto tentando inutilmente di farsi largo tra i carabinieri. Il giorno dopo Sabrina è barricata in casa, ma lascia comunque filtrare la sua voce: «Mio padre ha preso in giro tutti, deve pagare per quello che ha fatto», dice al citofono della grande villa di famiglia. La rabbia si mescola al dolore, e in un’intervista al Tg5 la ragazza incalza: «Non ho mai avuto sospetti su di lui, non ho mai avuto dubbi, cercavamo il mostro e lo avevamo in casa, lui è vivo mentre nostra cugina è morta»; e poi ancora: «Sentiva le cose che stavano succedendo, che agitavano i miei amici, che agitavano me, ma non ha mai detto niente. Voglio parlare con mio padre – prosegue – voglio vedere se guardandomi in faccia ha il coraggio di dirmi quello che ha fatto»; accanto a lei c’è la madre, Cosma, che le fa eco: «Mio marito ha sbagliato e deve pagare».
Il giorno della scomparsa Sabrina fu la prima a dare l’allarme e a raccontare di aver provato inutilmente a contattarla sul telefono cellulare. «Dovevamo andare insieme al mare», spiegava la cugina, in prima fila nelle ricerche. Ma Sara non era scomparsa: era stata uccisa dallo zio nel garage, poco distante dall’ingresso della villa dove ieri si sono radunati i compagni di classe della vittima che hanno urlato la loro rabbia contro l’assassino: «Ci fai schifo, vogliamo l’ergastolo», hanno detto. Erano anche grandi amiche, Sara e Sabrina: parlavano, scherzavano, si confidavano sogni e paure, speranze e delusioni. E uscivano insieme. La quindicenne preferiva frequentare la comitiva della cugina, tutti ragazzi più grandi che la consideravano una mascotte. Erano state anche in vacanza a Roma, momenti sereni, tanti sorrisi impressi nelle immagini di una videocamera.
Intanto la madre della ragazza, Concetta Serrano Spagnolo, è stata all’ospedale ma le è stato consigliato di non vedere i resti della figlia.

Quando ha saputo è sbottata: «Avevo ragione a dire ai magistrati di interrogarlo a lungo». Ora è chiusa nel proprio dolore, nella casa di via Verdi. Sulla porta c’è un foglio con un messaggio lasciato dagli amici di Sara: «Resterai sempre nei nostri cuori», c’è scritto.

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