Roma - Ministro Maurizio Sacconi, il vostro primo Consiglio dei ministri è piaciuto all’80 per cento degli italiani. Non teme si stiano creando aspettative eccessive?
«A me pare che sia veramente tornata la governabilità, la capacità di guidare l’Italia».
Che, notoriamente, non è un Paese facile da governare...
«L’Italia è un Paese flessibile, nel bene come nel male. Flessibilmente si è avviato verso il declino, ma altrettanto flessibilmente sta riprendendo la strada della crescita».
È d’accordo con chi dice che le decisioni prese a Napoli non sono di destra?
«La manovra ha un carattere che è insieme economico e sociale perché vuole sostenere sia i redditi individuali da lavoro dipendente sia quelli familiari; il tutto in termini tali da sostenere e promuovere la crescita dell’economia».
L’abolizione dell’Ici sulla prima casa, secondo una parte del centrosinistra non è una priorità perché riguarda solo i proprietari di immobili...
«In un Paese dove l’80 per cento dei cittadini occupa una casa di proprietà rappresenta invece un vantaggio generalizzato. Poi c’è la rinegoziazione dei mutui che dà un sollievo evidente a una grande platea, stimata in un milione e 300mila persone. Tutti quelli che dopo il 2006 hanno subìto incrementi spesso insostenibili degli interessi».
Altra critica: i vantaggi economici del pacchetto sono insufficienti. Come risponde?
«Spesso i benefici si sommano tra di loro perché è facile trovare una famiglia che paga l’Ici su una casa con un mutuo ancora in essere, nella quale, magari, entrano due redditi da lavoro dipendente. E che quindi può avvalersi dell’agevolazione fiscale sui premi e sugli straordinari».
Il fatto che si premi chi lavora di più non rischia di penalizzare le donne, come ha sostenuto Pietro Ichino?
«Le critiche di Ichino mi sembrano isolate anche nell’opposizione. E francamente mi paiono pretestuose. La possibilità di utilizzare flessibilmente i 3.000 euro detassati tra premi e straordinari ha definitivamente tolto argomenti a chi parla di penalizzazione delle donne. Anche limitando il giudizio agli straordinari non si può non considerare che facendo aumentare il reddito di uno dei componenti si avvantaggia in realtà tutta la famiglia».
Gli statali saranno mai inclusi?
«Quando la sperimentazione sarà finita, potremmo estendere progressivamente i vantaggi anche a loro. Anche se bisogna tenere conto che lo Stato come datore di lavoro non dispone di strumenti per erogare in modo efficiente straordinari e premi».
Cosa si devono aspettare le famiglie che hanno badanti straniere, magari non in regola?
«Presenteremo, d’intesa con il ministro Mara Carfagna e con i ministri dell’Interno Roberto Maroni e degli Esteri Franco Frattini, un emendamento al provvedimento sulla sicurezza per programmare i flussi di ingresso 2007-2008. Quindi stiamo parlando delle domande già presentate, che sono 405mila. Noi vogliamo selezionare quelle che riguardano veramente l’assistenza alle famiglie con persone non autosufficienti».
Finirete per accoglierle tutte?
«No, assumeremo criteri rigorosi. E partiremo dai datori di lavoro che dovranno essere nazionali o titolari di un permesso di soggiorno di lunga durata».
Temete che dietro le domande formulate da altri cittadini extracomunitari si nasconda un modo per eludere la legge?
«Quasi la metà di queste domande sono presentate da cittadini stranieri e per molti si può presumere l’intenzione di aggirare le quote di ingresso. Dovremo verificare l’effettiva presenza di persone non autosufficienti nelle famiglie che fanno domanda. Alla fine, il totale delle domande accolte sarà molto al di sotto di quelle presentate».
Lei criticò la politica del governo Prodi. Disse che era basata su un approccio esclusivamente solidaristico. In sintesi: si accolgono tutti. Voi che criterio seguirete?
«Bisogna considerare le capacità di integrazione della nostra economia e della nostra società. Per questo stiamo preparando l’emendamento. Alla Carfagna va il merito di aver ricordato che molte delle domande presentate si riferiscono effettivamente alle esigenze reali delle famiglie. È giusto agevolare queste persone e quindi le domande autentiche così come è giusto inasprire la selezione di quelle fasulle. Questa è una cesura rispetto al passato».
E per gli stranieri che vogliono lavorare in Italia?
«Introdurremo una maggiore semplicità per le domande che riguardano professionalità alte o competenze specifiche che sono carenti nel nostro Paese».
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