Finita la via crucis del referendum, anche se le polemiche - seppur a senso unico (leggi soprattutto Fiom e Cgil) - proseguono, le nuove scadenze previste dal piano Fabbrica Italia sul tavolo di Sergio Marchionne sono due: costituire la joint-venture per Mirafiori tra Fiat e Chrysler che darà vita alla newco, mettere a punto con i sindacati firmatari dell’accordo (Fim, Uilm, Fismic e Ugl) il contratto di lavoro. Impossibile, per ora, ipotizzare i tempi. Di certo occorrerà qualche mese per chiudere tutte le incombenze burocratiche su Mirafiori. La nuova società, che nasce grazie all’investimento di oltre un miliardo, comincerà a produrre i suoi frutti nel secondo-terzo trimestre del prossimo anno: Suv dei marchi Jeep e Alfa Romeo al ritmo di un migliaio di unità al giorno, destinati per la metà ai mercati fuori dall’Ue. E gli altri stabilimenti? Quando saranno affrontati i casi Melfi e Cassino? Anche in questo caso è complicato fare previsioni. Il 2011 sarà un altro anno diffIcile sul fronte delle vendite di auto in Europa, e Marchionne attende gli auspicati segnali di schiarita. Per ora il doppio amministratore delegato (Fiat e Chrysler) resta concentrato su Mirafiori e Pomigliano d’Arco, in attesa di chiudere i conti dell’esercizio 2010 della Fiat, insieme a quelli del quarto trimestre, nel consiglio di amministrazione del 27 gennaio al Lingotto. Subito dopo la riunione di Torino, Marchionne volerà Detroit dove il 31, ad attenderlo, ci sono i conti della Chrysler.
Ieri, intanto, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha chiuso ogni porta alla Fiom e alla Cgil circa l’ipotesi, anche remota, di riaprire i negoziati su Mirafiori. Capitolo chiuso. E alla possibilità che Susanna Camusso, leader di Cgil, ricorra alle carte bollate («lo valuteremo; sicuramente ci sono dei diritti che non sono a disposizione di alcun accordo sindacale e che vanno salvaguardati»), Sacconi ha risposto che insieme alla via giudiziaria c’è quella sindacale. «Credo - ha spiegato - valga la via politica-sindacale; valga per la Fiom e come riflessione dell’intera confederazione a cui appartiene, e anche come riflessione da parte della stessa azienda e delle altre organizzazioni sindacali, per vedere quale possa essere un comune denominatore, magari anche un minimo comune denominatore, per coabitare pur avendo una posizione diversa rispetto all’accordo che, ribadisco, non sarà riaperto». Ma Camusso insiste: «In tribunale potrebbe essere difeso il diritto di sciopero, un tema che sicuramente arriva sino alla Corte costituzionale». «L’accordo - aggiunge la sindacalista - prevede l’esclusione della Fiom dalle Rappresentanze sindacali aziendali, riservate alle sole organizzazioni firmatarie dell’intesa; il tempo è maturo affinché ci sia anche una legge sulla rappresentanza». E sulla fermezza di Sacconi: «Al ministro vorrei dire che non decide lui se servono o non servono delle leggi».
Marchionne, intanto, domani sarà a Windsor, in Canada, per porre un altro tassello alla ricostruzione della Chrysler. Nella fabbrica al di là del fiume Detroit, è in programma l’avvio della linea di produzione del nuovo Chrysler Grand Voyager (in Italia sarà targato Lancia) e del minivan Dodge Grand Caravan.
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