Sacconi: "Ora il Lingotto investa". Bersani: "Il voto va rispettare"

Il ministro del Lavoro sprona il Lingotto a dare il via al piano di investimenti e Romani: "Torni a essere una grande multinazionale italiana". Il leader Pd Bersani: "Il risultato del referendum va rispettato". Vendola chiama alla lotta e Bertinotti accusa la sinistra. La Marcegaglia: Fiat rientrerà in Confindustria dopo il contratto auto

Sacconi: "Ora il Lingotto investa". Bersani: "Il voto va rispettare"

Roma - Sulla base dell’esito del referendum a Mirafiori, che sancisce un cambiamento dell’organizzazione di vita dei lavoratori, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi sollecita il Lingotto a mantenere gli impegni promessi in Italia. "Adesso tocca a Fiat realizzare gli investimenti promessi e continuare il confronto sugli altri siti produttivi", sostiene intervistato dal Tg2. Questo accordo, aggiunge, "costituisce la premessa per attrarre altri investimenti e sviluppare quella grande impresa che in Italia è stata anche frenata dalle relazioni industriali". E Sacconi replica alla Fiom al Tg1: "Anche gli impiegati sono lavoratori. Mi spiace che la Fiom non li consideri lavoratori. Mi pare comunque che anche senza gli impiegati il sì vince per 9 voti di differenza".

Romani: "Torni grande multinazionale italiana" "La vittoria del sì è uno snodo fondamentale per la costruzione del futuro di Mirafiori. Adesso Fiat ha tutte le carte in regola per tornare a essere una grande azienda multinazionale italiana", commenta il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. "Il governo - spiega Romani - ha sostenuto e continuerà a sostenere questo sforzo di innovazione, seguendo i vari passaggi del rilancio di Fiat e intervenendo direttamente per assicurare un futuro ai lavoratori di Termini Imerese. È ora necessario - aggiunge - attuare subito l’accordo, partendo con gli investimenti e con le nuove strategie di produzione. Mi auguro dunque che tutte le parti in causa partecipino in modo responsabile alla realizzazione di questa nuova stagione. Il tema del lavoro e della competitività deve tornare a unire le forze del nostro Paese".

Casini: "Bene, ma non tirare troppo la corda" Il risultato del referendum di Mirafiori segnala "grande saggezza" da parte degli operai Fiat, dice il leader Udc Pier Ferdinando Casini, al Tg2. Per Casini, tuttavia, emerge un messaggio rivolto sia alla Fiat sia a Marchionne: "Non tirate troppo la corda, perchè stiamo facendo sacrifici pesanti".

Bersani: "Il risultato va rispettato" Il risultato del referendum sull'accordo Fiat di Mirafiori "va rispettato». E «va rispettato anche per quel tanto di disagio che rappresenta" dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. "Ora la Fiat mantenga gli impegni e si rivolga a tutti i lavoratori. Le forze sociali e anche quelle politiche si occupino di lavorare su un obiettivo preciso e chiaro entro i tempi di attivazione dell’accordo, si facciano nuove regole per la rappresentanza, la rappresentatività e la partecipazione". Bersani chiama quindi in causa il governo sul futuro del settore auto «dove bisogna fare ancora chiarezza". "Il governo deve uscire dalla nebbia - ha spiegato - e finalmente fare quello che fanno tutti i governi alle prese con il settore auto: capire, leggere la situazione, intervenire con un pò di politica industriale".

D'Alema: il no reazione di dignità "Bisogna rispettare il sì e il no, cercare di capire il senso di questo voto. Il risultato del no, che è andato al di là delle attese, nasce da una reazione di dignità rispetto alle pressioni esercitate. Alcune anche indebite, come quelle arrivate dal governo e dal presidente del Consiglio": lo ha detto a Parigi Massimo D’Alema, a margine di un convegno alla Fondazione Jean Jaures. commentando con l’ANSA i risultati di Mirafiori. Adesso, ha continuato D’Alema, è importante "la gestione dell’accordo" alla Fiat, e sarà necessaria "un’azione che tenga conto del peso del no e che includa tutti. Non si governa una grande fabbrica senza il consenso e la partecipazione. E proprio su questo punto l’amministratore delegato è stato meno convincente. Spero che il risultato gli faccia comprendere che non si governa con l’autoritarismo".

Vendola: "Lo scalpo della Fiom riapre le lotte" "Prendere lo scalpo della Fiom significa compromettere il sindacato, ma l’industria è stata forte quando il sindacato è stato forte", dunque Nichi Vendola manda a dire all’ad Fiat che "Marchionne deve sapere che ci sono molte incertezze e inquietudini tra gli imprenditori, che non apprezzano il suo estremismo. Bisogna tornare al tavolo e negoziare e sapere che la competizione internazionale non la si può fare sulla pelle dei lavoratori". Intervistato da SkyTg24, il leader Sel commenta il voto a Mirafiori come "la vittoria più amara per Marchionne e per Fiom la sconfitta più gratificante" e avverte che "la partita non si è chiusa ma si è riaperta perchè il no vince tra gli operai e il sì con i capi e i capetti". "Questo voto - aggiunge - significa che il tentativo di chiudere la partita, di imporre una radicalizzazione militare non serve a niente», mentre ora è possibile «riaprire una stagione di lotte per i diritti di chi lavora". Ancora critiche a Marchionne che "sta facendo danno al sistema delle imprese".

Bertinotti contro la sinistra: non sta con gli operai "La sinistra come tale, così come si è manifestata nella vicenda Fiat, non è stata capace di stare dalla parte degli operai e quindi gli operai si vendicano". E' l'accusa di Fausto Bertinotti, intervistato dall’Agi. Secondo Bertinotti, questo voto ha anche un significato politico perchè la sinistra "non è stata capace di creare un’alternativa non solo a Berlusconi ma anche a Marchionne". L’ex presidente della Camera conferma la sua scelta di restare al di fuori della scena politica ma ritiene che la strada da percorrere sia solo una: ricostruire «una nuova grande sinistra in Italia". E Nichi Vendola ha le carte in regola per dare il suo contributo. "Un’altra riflessione che andrebbe fatta - osserva Bertinotti - è chi rappresenta i lavoratori che hanno votato no in politica: tutti coloro che manifestano sorpresa sul fatto che parte consistente degli operai vota Lega, dovrebbe chiedersi come mai un voto come questo non ha un corrispettivo politico. Se circa il 46% degli operai ha votato no - osserva ancora - dove è questo 46% nella politica?". L’ex segretario di Rifondazione comunista va oltre: "Se un elettore della Lega si iscrive alla Fiom vuol dire che la Fiom ha una fonte di attrazione assai grande". Quanto alla spaccatura della sinistra, che la vicenda Fiat ha messo in luce, Bertinotti non ha dubbi: "Più che sfruttare la crisi del Pdl, bisognerebbe parlare dell’incapacità di questa sinistra, così com’è organizzata, di costruire un’alternativa non solo a Berlusconi ma anche a Marchionne, a questa idea della produzione". La vertenza Fiat, prosegue, "ha rivelato il punto debole della sinistra che non è tanto la sua inadeguatezza nei confronti del berlusconismo quanto la sua inadeguatezza nei confronti dei grandi processi che cambiano la realtà economica-sociale del Paese. La sinistra non ha la capacità critica che hanno la maggioranza dei lavoratori, che in una condizione drammatica, sottoposti al ricatto, stanno più avanti della parte maggioritaria della sinistra e del sindacato italiano".

La Marcegaglia: Fiat rientrerà in Confindustria La Fiat rientrerà in Confindustria quando sarà pronto il contratto per il settore auto. A sostenerlo il presidente degli industriali, Emma Marcegaglia, parlando al Tg2. «Pomigliano e Mirafiori sono tecnicamente e temporaneamente fuori da Confindustria.

Abbiamo già un accordo con Marchionne e con Elkann che nel più breve tempo possibile, quando noi faremo un contratto auto, loro rientreranno», ha sottolineato Marcegaglia. «Marchionne come tanti imprenditori italiani deve rendere più competitive le proprie imprese e utilizzare i propri impianti, questa è una fase in cui bisogna andare avanti»,

 

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