La saggezza del canto e la rabbia del tempo

Anche la crudeltà e la drammaticità della vita possono essere dipinte con pennellate fiabesche, da colori vivaci in grado di lasciare intravedere un sottofondo essenziale, uno ricco substrato; questo è il tentativo ben riuscito di Renzo Martinelli, che approda sulla scena del Teatro i con Dare al buio (la fine e l'inizio).
Se la giovane drammaturga Letizia Russo ha voluto parlare del dramma vissuto da Natascha Kampusch, la ragazza austriaca che per otto anni ha vissuto in condizioni di cattività, prigioniera di Wolfgang Prikopi, cercando di attraversare la vicenda di cronaca con uno sguardo poetico e offrendo spazio all'immaginario, Renzo Martinelli si avvale della forza del teatro per trasporre sulla scena una fiaba moderna. «In piena sintonia con l'autrice Russo - dichiara Martinelli - ho lavorato al testo con l'intenzione di ascoltare i pensieri dei protagonisti. Già il testo prende spunto dal tragico fatto di cronaca, del quale siamo stati informati, per poi addentrarsi in altre dimensioni che prendono le distanze dal mero episodio. Così anche io, in qualità di regista e ideatore dello spettacolo mi sono allontanato dal dato giornalistico, per parlare di questo episodio trasponendolo in dimensione fiabesca». Ecco che la giovane K, interpretata da Federica Fracassi, è l'eroina del racconto che, rapita da W (Paolo Cosenza), instaura con quest'ultimo un rapporto di convivenza addolcito dalla presenza di Gabriele Benedetti che nei panni del personaggio magico X tiene compagnia alla bimba rapita lungo tutto il suo percorso di crescita fino alla conquista della libertà. «Si tratta di una storia archetipica - continua il regista - e credo che il linguaggio che ho utilizzato sia il più idoneo a raccontare l'iter di crescita di questa bambina. Senza giudizi, senza voler trasmettere un messaggio morale, il mio spettacolo vuole spogliare la vicenda della veste tangibile per indagare al di sotto, alla scoperta dell'aspetto umano della storia. Anche superando l'aspetto psicologico, andando al di là del tempo e della cronaca, abbiamo puntato sugli elementi che legavano la bimba al suo rapitore e del viaggio di crescita della vittima».

Già predisposto ad una messinscena, pervaso di teatralità, il lavoro della Russo è stato solo ritoccato drammaturgicamente in alcune parti: «E' stata solo un'operazione di precisione, volta a sottolineare alcune parti essenziali; è un testo assolutamente organico che vanta di una struttura solida dall'inizio alla fine».
Dare al buio (la fine e l'inizio)
Teatro i, via Ferrari 11
Fino al 24 febbraio
Ore 21 (domenica ore 16)
Tel. 02-8323156

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